18 Novembre 2019 - 09:54

Marracash, tra euforia e bipolaritá per firmare un disco bellissimo

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A distanza di quattro anni dall’ultimo lavoro solista Marracash torna in scena con “Persona”, un concept album bellissimo che abbina le canzoni a diverse parti del corpo

“Butta fuori i tuoi pensieri o finiranno per ucciderti”. Sono queste le parole scelte da Marracash per aprire ed avviare alla chiusura “Persona”, il suo nuovo album pubblicato lo scorso 31 ottobre è risultato in grado di bruciare ogni tappa arrivando a conquistare l’ambito traguardo di disco d’oro nel giro di una settimana.

Il merito è da imputare in larga parte al lavoro svolto dal rapper milanese che ha sfruttato i quattro anni di assenza dalle scene e dal precedente “Status”,  i quali diventano tre considerando il progetto “Santeria” realizzato in collaborazione con il collega Gue Pequeno, per dare vita ad un vero e proprio capolavoro in grado di affiancare fin da subito ed in maniera più che egregia la serie di pietre miliari che compongono il database del rap game nostrano.

Meno crudo e forse  anche meno diretto rispetto ai lavori precedenti, “Persona” si presenta fin da subito come un disco molto intimo ma pur sempre didascalico, in cui l’autore si mette totalmente a nudo mostrando una particolare fragilità emotiva in un crescendo di ragionamenti ed espressioni che necessitano di diversi ascolti per essere compresi nella loro totalità.

Tematiche come il dualismo contrastante dell’ io contro il mondo o l’accennato bipolarismo con cui il cantante è costretto a convivere nella vita di tutti i giorni , fanno il paio con la disillusione e la perdita di capisaldi in cui credere nei confronti del periodo storico in cui ci troviamo a vivere. Un concetto, quest’ultimo, che si sviluppa benissimo a partire dalla collaborazione che vede  Coez cantare nel ritornello di “Quelli che non pensano”, versione 2.0 del capolavoro di Frankie Hi-nrg “Quelli che benpensano”, e che tocca il suo apice nel bellissimo accenno di sassofono che detta il ritmo per la base di “Tutto questo niente”, in cui i riferimenti a Tony Montana ed alla famiglia Soprano pongono davanti agli occhi dell’ascoltatore le scene dei film menzionati, lasciando una domanda del tipo:”ok, e adesso che ho ottenuto tutto, cosa me ne faccio?”

A quanto pare nulla, perché alla fine riempi pur sempre il tempo ma non colmi mai definitivamente il vuoto fatto di dubbi e paranoie, le stesse dell’incipit della radiofonica” Bravi a cadere” che rompe per un attimo il ritmo introspettivo e psicologico dell’album lasciandosi cantare a squarciagola prima di cedere spazio alla genialata  “Non sono Marra”  in cui il rapper della Barona gioca con il collega Mahmood sulle dicerie relative alla loro somiglianza fisica. 

L’introspezione torna prepotente prima ne “L’anima”, altra chicca realizzata in collaborazione con la giovanissima Madame ed in cui la voce femminile va ad incarnare il subconscio simulando un ipotetico discorso con il mondo reale, ed in “Qualcosa in cui credere” il cui andamento ricorda molto le sonorità di “Santeria” e si ricollega ad esso anche nel featuring affidato al didascalico Gue Pequeno. Nel mezzo non manca la spocchia tipica dell’hip hop nudo e crudo che si evince in larga parte nelle varie “Body parts”, che per ampi tratti riporta in auge la cattiveria del singolo Status, “Da buttare”  o “Supreme”, le cui sonorità avanguardiste danno lustro alle preghiere per Gucci ed al materialismo citati nel testo.

E mentre i nervi saltano nel raccontare il dramma amoroso e personale di “Crudelia” ed il Luchè presente in “Sport” addita chi ha da ridire sul suo accento,  ci pensa il right here right now della “discotecara Greta Thunberg” a chiudere un disco bello in tutte le parti del corpo di cui è composto, e che dopo ogni ascolto ti fa pensare: “Holy shit, come fa a costare come gli altri, se c’ha solo hit?”