6 Novembre 2015 - 12:08

Masterplan per il Mezzogiorno: il Governo “Ricomincia da tre”

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Linee guida e rilancio per il Mezzogiorno d’Italia

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Il Governo pubblica sul suo sito il “Masterplan per il Mezzogiorno”. Le linee guida sono un’analisi con riflessioni e proposte che forniscono il quadro di riferimento entro cui si collocheranno le scelte operative che sono in corso di definizione nel confronto Governo-Regioni-Città Metropolitane sui 15 Patti per il Sud, uno per ognuna delle 8 Regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e uno per ognuna delle 7 Città Metropolitane (Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari).

L’analisi, tenendo conto della situazione di partenza e dei dati statistici che fotografano la condizione economico-industriale del Mezzogiorno, si prefigge di dare con le ipotesi proposte nel Masterplan una risposta migliore che permetta un cambio di passo all’area interessata dai futuri interventi.

Masterplan per il Mezzogiorno: il Governo “Ricomincia da tre”

Masterplan per il Mezzogiorno: il Governo “Ricomincia da tre”

Considerato che “nel periodo 2001-2013 è tornato ad allargarsi il divario di produzione e reddito tra Mezzogiorno e Centro-Nord, oggi si avvertono alcuni primi segnali positivi: nel secondo trimestre di quest’anno l’occupazione (+2,1% nel Mezzogiorno contro +0,8% in media nazionale) come pure le esportazioni verso i mercati internazionali (+7% al Sud nel primo semestre contro +5% nazionale) sono aumentate in misura maggiore nel Mezzogiorno rispetto alla media nazionale” è da tener comunque presente che “questi segnali si innestano su una situazione di partenza più arretrata: il Pil prodotto nel Mezzogiorno è pari solo al 20% del Pil nazionale; … il tasso di occupazione è il 42,6% contro un dato nazionale al 56,3.

Pertanto, il documento vuole partire da quelli che individua come “punti di forza del tessuto economico meridionale: aerospazio, elettronica, siderurgia, chimica, agroindustria, turismo, solo per citarne alcuni.”

È da considerare che il tutto poggia su una dotazione economica consistente, pari a 95 miliardi da destinare allo sviluppo entro il 2023.

Inoltre il Masterplan sottolinea che “Ricomincia da tre” perché “Il Governo e le istituzioni regionali e locali non sono stati fermi ma hanno già operato su almeno tre terreni fondamentali”:

Il recupero del ritardo nell’utilizzo dei Fondi strutturali stanziati nel ciclo di programmazione europea 2007-13;

L’avvio della Programmazione 2014-20: a oggi abbiamo già ottenuto l’approvazione da parte della Commissione di 49 programmi nazionali e regionali sui 50 previsti;

La risposta alle crisi aziendali: siamo intervenuti, con strumenti come i contratti di sviluppo e gli Accordi di programma, a fronteggiare situazioni di crisi di singole aziende e di aree a rischio di desertificazione industriale. E qui i riferimenti sono a crisi come quella della Whirlpool e della Firema di Caserta, della ex Iribus di Avellino, della ex Fiat di Termini Imerese, tra le altre. Tra gli Accordi di programma e Protocolli d’intesa per aree di crisi industriale come Taranto e le cinque aree individuate in Campania.

Pertanto, il documento partendo dai “punti di forza del tessuto economico” individua “un primo tassello che riguarda le condizioni di contesto che si possono articolare in due ambiti: le regole di funzionamento dei mercati e la predisposizione di fattori di produzione comuni, ossia infrastrutture e capitale umano.”

Sono da rafforzare, tra le altre, le regole fiscali che puntano a sostenere la capitalizzazione delle imprese” come la c.d. ACE e la riduzione dell’IRES. Così come rivestono un ruolo essenziale il Fondo Centrale di Garanzia e la Banca per il Mezzogiorno “che sostengono l’accesso al credito per tutte le imprese sane.

Si evidenzia, inoltre, che una “attenzione deve essere posta al superamento del gap infrastrutturale che separa il Sud dal resto del nostro Paese.” Pertanto, alla voce “Investimenti” il documento riporta: “Il Governo è impegnato a definire e attuare – anche con l’apporto di imprese partecipate dallo Stato (Terna, Snam, FS, Anas) – progetti infrastrutturali decisivi per connettere il

Mezzogiorno al resto del Paese, all’Europa, ai mercati internazionali: dal Piano Banda Ultralarga – per il quale sono state già stanziati 3,5 miliardi sul Fondo Sviluppo e Coesione e 2 miliardi sui Programmi Operativi Regionali – all’Alta Velocità sugli assi adriatico e tirrenico e sulla Napoli-Bari-Taranto e all’ammodernamento del sistema ferroviario in Sicilia e Sardegna; dal Piano della portualità e della logistica – che punta a fare dell’Italia e in particolare del Mezzogiorno un hub delle merci per tutta l’Europa – al Piano degli aeroporti che rafforza le linee da e per il Sud e al risanamento e sviluppo degli assi viari portanti”.

Sul versante Cultura invece la Responsabile Cultura del PD di Napoli, Luisa Pezone, da noi interpellata ha dichiarato:

Bene il riferimento al PON Cultura. Esso svolgerà un ruolo fondamentale di sviluppo degli attrattori culturali di cui il Mezzogiorno è ricco per la diffusione di attività turistiche che valorizzino le peculiarità del territorio. Nella nostra Campania e nei nostri territori ripartiamo anche grazie e soprattutto dalla cultura e dai beni culturali.

Il documento proseguendo anche nell’analisi riconosce che: “È la capacità di utilizzarli che è mancata per decenni, come testimonia il ritardo accumulato fino al 2011 nella spesa dei Fondi europei e il fatto che a tutt’oggi il Fondo Sviluppo e Coesione abbia una disponibilità residua relativa ai cicli di programmazione 2000 – 2006 e 2007 -2013 per circa 17 miliardi che, per inciso, porta la capacità di spesa sul territorio da qui al 2023 a 112 miliardi.

Pertanto, “non sono le risorse che mancano”, come abbiamo evidenziato all’inizio, parlando di 95 miliardi di euro a disposizione fino al 2023 per le politiche di sviluppo: 56,2 miliardi di euro per Fondi strutturali (FESR e FSE), cui si aggiungono 4,3 mld di euro di fondi di cofinanziamento regionale e Fondo Sviluppo e Coesione. Il documento sottolinea che “L’effetto leva potenziale è in grado di mettere in gioco nel solo 2016 investimenti per oltre 11 miliardi di euro, di cui almeno 7 per interventi nel Mezzogiorno.

Il Masterplan prevede, infine, una Cabina di Regia Stato-Regioni dei Fondi Sviluppo e Coesione proprio per evitare il ripetersi di una incapacità di spesa, come si è verificato in questi decenni e che produca, invece, la massimizzazione di “sinergie con i Fondi strutturali allocati sui Programmi operativi nazionali e regionali. La Cabina di Regia si avvarrà del Dipartimento per le politiche di coesione e dell’Agenzia per la coesione territoriale (la cui struttura è in via di definizione) nonché di Invitalia e dei suoi strumenti di intervento.

Un impegno per il Mezzogiorno che si spera, a questo punto, produca, almeno questa volta, i risultati sperati. Che la condivisione con istituzioni, forze economiche e sociali porti quei contributi che consentano un vero e proficuo rilancio di quest’area d’Italia.

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