Matteo Paolillo: ”Non si può parlare di numeri quando si parla di emozioni”
Matteo Paolillo, racconta di come ha preparato il ruolo di Edoardo, il concetto di arte per lui e le sue più grandi paure
Matteo Paolillo è Edoardo Conte, Icaro ma soprattutto è un ragazzo campano che ha creduto nei proprio sogni ed è riuscito a realizzarli.
”Mi fa impressione tornare dentro questa stanza dopo due anni, sembra che il tempo non sia passato e sento tutta l’emozione di tornare qui”, racconta seduto sul divanetto della sala stampa del Giffoni Film Festival; la stessa stanza in cui aveva tenuto le interviste durante la sua prima ospitata.
Mentre sotto il sole lo aspettano i suoi fan intonando la canzone ”O’ Mar For”, Matteo Paolillo racconta di come ha costruito il personaggio che lo ha reso famoso qui in Italia, Edoardo ”Il mio lavoro è stato quello di documentarmi, di andare a cercare la verità in tante cose. Ho girato tantissimo in cerca di ispirazione, anche con Giacomo Giorgio, il mio collega. Quando abbiamo scoperto di essere compagni di cella, abbiamo cominciato a lavorare insieme.”
E alla domanda se, dopo tutto questo successo, si sente schiacciato dalle aspettative, l’attore risponde che
”più che sentirmi pressato mi sento circondato da aspettative o soprattutto dai paragoni sulla mia arte. Non si possono misurare le cose in base alle visualizzazioni e ai numeri. L’arte è fatta di emozioni, e le emozioni non sono quantificabili. Noi abbiamo bisogno di etichettare, di numerare, di controllare. Ma poi non si può parlare di numeri quando si parla di emozioni”
Sulla sua musica e sulla sua arte Matteo Paolillo è sicuro, per lui ‘‘é indispensabile entrare a contatto con me stesso, con quello che mi circonda per emozionare chi ascolta ma soprattutto per emozionarmi”.
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