Max Gazzè profeta di un amore tra istinto e sentimento
“Elogio alla sublime convivenza” del caro Max Gazzè è la cronaca di un amore che si consuma ma che non muore mai
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Il mostro della palude
L’amore è un tema inflazionato, usurpato e violentato da qualsivoglia artista. E per noi, amanti della musica con ancora addosso le scorie di Sanremo, sembra che non si possa parlare d’altro. Per cui qual è il segreto? Come evitare di cadere nel pericoloso tranello della banalità? Come riuscire ad emergere da una melma di cantanti squattrinati da “sole, cuore e amore”?
Ce lo insegna il nostro buon vecchio Max Gazzè, maestro romano della scrittura musicata. Sì, perché quando si ascolta il cantautore non si può far altro che apprezzarne le sue indubbie doti: raffinatezza, eleganza, maestria, realtà.
“Elogio alla sublime convivenza”
Sono proprie queste le armi che utilizza Max Gazzè nella sua bellissima “Elogio alla sublime convivenza”, una delle tracce dell’album “Tra l’aratro e la radio” del 2008.
Una cronistoria piena di incongruenze, paradossi ma per questo motivo vera, autentica, onesta. Una dolce “poesia” sussurrata all’orecchio del proprio amato/a dove trasparono preoccupazione, ansia per il futuro che vede nella persona amata l’unica salda certezza. Un mix di romanticismo, eros primordiale, sensualismo che racchiude tutta l’essenza di una relazione.
Emerge il fabbisogno esponenziale
Di incrementi demografici e di istinto matriarcale
Sfido chiunque a trovare un verso di una canzone che tratti in maniera così “delicata” la pulsione sessuale e l’istinto più recondito del nostro animo. Ma il tutto è mediato dalla consapevolezza dell’amore che va oltre l’attimo stesso e si proietta ad un “flashforward” in cui il protagonista si immagina ancora lei/lui al suo fianco.
Quando verranno
Gli anni dei ricordi
Ci troveranno ancora uniti e forti
Sereni per quel che noi siamo stati
Per quello che saremo
Una promessa di fedeltà più potente di qualsiasi istinto. Una consapevolezza che riesce a placare anche la paura terrificante per la monotonia e per la routine che sono spesso una costante in una relazione.
E ci esercitiamo ad affinare l’equilibrio
Della reciprocità
Sei forte delle tue certezze esatte
Che si esprimono in pretese di stabilità
Riusciamo a mantenere la giusta distanza
Dal rischio quotidiano della ciclicità.
Che dire. Caro Max, anche questa volta ci hai azzeccato in pieno.
Testo
Quindi superata l’ossessione
Della solitudine e della devozione
Emerge il fabbisogno esponenziale
Di incrementi demografici e di istinto matriarcale
Dopo un silenzio astrale esplodi il quesito
Sul vizio occulto e il desiderio proibito
Mi assale un profano bisogno e preparo la cena
Quando verranno
Gli anni dei ricordi
Ci troveranno ancora uniti e forti
Sereni per quel che noi siamo stati
Per quello che saremo
E ci esercitiamo ad affinare l’equilibrio
Della reciprocità
Sei forte delle tue certezze esatte
Che si esprimono in pretese di stabilità
Riusciamo a mantenere la giusta distanza
Dal rischio quotidiano della ciclicità.
Adesso vieni vicino ti abbraccio che hai freddo alle mani
Quando verranno
Gli anni dei ricordi
Ci troveranno ancora uniti e forti
Sereni per quel che noi siamo stati
Per quello che saremo
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