Il caso dei rimborsi mancati ai parlamentari si allarga a macchia d’olio. La cifra mancata potrebbe aumentare a 1,4 milioni di euro. E intanto il Partito Democratico attacca
Andava tutto
fin troppo bene. E invece, quando meno te lo aspetti, ecco
la tempesta che si scatena sul
Movimento 5 Stelle, alla vigilia delle
elezioni politiche. L’inchiesta sui rimborsi elettorali
si espande a macchia d’olio, e rischia di diventare
un clamoroso boomerang per il partito di
Beppe Grillo. I primi ad essere stati tirati in ballo sono stati
Andrea Cecconi e
Claudio Martelli, parlamentari uscenti, per un totale di
100mila € di bonifici falsi. Ma loro sono, probabilmente, solo
la punta dell’iceberg. Un iceberg contro cui la campagna del M5S rischia di sbattere a un passo dal rush finale. E la cui cifra potrebbe attestarsi
sul milione di euro.
Di Maio, nel frattempo, corre ai ripari e, dalla sua campagna elettorale,
promette: “
Le mele marce le trovo e le caccio. Non sarà qualche mela marcia ad inficiare questa iniziativa che facciamo solo noi e come sanno gli italiani da noi le mele marce si puniscono sempre. La notizia in un paese normale è che M5S ha restituito 23 milioni e 100mila euro di stipendi e questo è certificato da tutti quanti e ci sono 7mila imprese in Italia che lo testimoniano perché quei soldi hanno fatto partire 7mila imprese e 14mila posti di lavoro.” Ma la battaglia ormai è cominciata, e
i nemici non si sono fatti trovare impreparati.
Matteo Renzi, infatti, ha addirittura usato un paragone molto d’effetto, che
rievoca una delle ere più buie del panorama politico italiano: “
Mele marce? Altro che mele marce, è un’ortofrutta. Di Maio ricorda Craxi con il mariuolo Mario Chiesa.”
Parole molto pesanti, che gettano ombre anche su quello che è
il primo partito italiano in previsione nei sondaggi elettorali. E la coperta comincia ad essere corta, i tempi si stringono. Insomma, il Movimento
deve correre obbligatoriamente ai ripari.