14 Settembre 2020 - 09:22

Mulan: la protesta che boicotta il celebre remake della Disney

Prima contrastato dagli attivisti di Hong Kong, poi nel mirino per i ringraziamenti alle autorità dello Xianjang e ora ostacolato in Cina. Una partenza non facile quella di Mulan

Il Coronavirus ha portato non pochi problemi all’industria cinematografica e le conseguenze le ha subite anche Mulan, film tratto dal famoso cartone Disney. Per far fronte alla chiusura dei cinema è uscito sulla piattaforma Disney, in Paesi come gli Stati Uniti, mentre in altri Paesi, come la Cina, è arrivato nelle sale.

Mulan ha dovuto affrontare, però, anche altri inconvenienti. Dapprima è stato contrastato dagli attivisti di Hong Kong per le dichiarazioni della protagonista Liu Yifei in sostegno alla polizia di Hong Kong. In poche ore l’hashtag #BoycottMulan è diventato trending su Instagram, Facebook e Twitter. Poi la scrittrice britannica Jeanette Ng ha riacceso la protesta con un tweet in cui fa notare che la produzione, nei titoli di coda, ha ringraziato le autorità cinesi per averle permesso di girare nello Xianjang. Lo Xianjang è una regione dove Amnesty International e l’ONU hanno denunciato la creazione di un campo di detenzione in cui i musulmani cinesi Uiguri vengono costretti a lavori forzati e tortura perché accusati di terrorismo contro la madre patria cinese. Ovviamente, non è permesso l’accesso a giornalisti per documentare quanto avviene in questi campi che il governo cinese definisce di “rieducazione”. Altra grana è stata la censura digitale con cui la Cina ha accolto il film nelle sale con lo scopo di oscurare ogni discussione sul film pur non bloccandone l’uscita.

La Disney ha preferito non rispondere a quanti la accusano di aver chiuso un occhio su atroci violazioni dei diritti umani di cui non poteva non sapere. Intanto non ci resta che aspettare il bilancio del primo weekend e capire se l’obiettivo della protesta sia stato raggiunto: boicottare Mulan e dimostrare l’ipocrisia del mondo di Hollywood che decanta ideali che, di fatto, poi non rispetta.