Nascere donne è da considerare pericoloso?
L’associazione norvegese “CARE”, che si batte per i diritti delle donne, ha di recente pubblicato un videoclip che illustra come, da un banale scherzo, si possa influire sulle vite delle ragazze
[ads1] Il video (clicca QUI per visualizzarlo) ha inizio con la voce di una ragazza che ringrazia il padre per essersi preso cura di lei, anche quando ancora non era nata. E prosegue incitandolo a fare attenzione ai ragazzi, che a quattordici anni inizieranno a fare battutacce su di lei, a sedici cominceranno a pretendere dei rapporti, e poi chissà a 21 potrebbero perfino abusare di lei e della sua dignità.
Il videoclip si focalizza su come, da una semplice battuta fatta a scuola o nella cerchia di amici, si possa ferire la vita delle ragazze.
Si vedono indifese, messe a un angolo e probabilmente nessuno le mai preparate a subire tutto questo senza motivo, o meglio, solo per essere nate donne.
Quello che inizia come un semplice scherzo finisce per non essere compreso da tutti gli altri ragazzi e quando, finalmente, arriva il ragazzo “perfetto” sembra che il buio si sia allontanato, il peso delle parole subite più leggero.
A un tratto, però, è proprio lui a diventar, forse, peggio degli altri.
Inizia a picchiarla, e lei si autoconvince di meritarlo, nonostante abbia una famiglia che la ama e un ottimo lavoro.
“Ogni cosa ne conduce a un’altra”, si legge nei sottotitoli del videoclip – effettivamente, ci sembra lontano quanto caos interiore possa creare una banale battutaccia, come altrettanto lontano sembri parlare di “stereotipi di genere” o “pregiudizio”.
Eppure, s’innesca un meccanismo cognitivo che risente dell’influenza dei pari. E allora, ci saranno ragazze che si sentiranno confuse, ma che, per evitare l’isolamento sociale si adatteranno alla situazione. Oppure, avremo ragazze che non sapranno come gestire il loro “mondo che barcolla”, saranno insicure, avranno paura di essere costantemente giudicate.
Molto più semplicemente, dovremmo, come ci suggerisce il videoclip, smettere di puntare il dito verso l’altro, di qualsiasi genere o etnia perché un piccolo sasso lanciato oggi può divenire una grande ferita domani.
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