Ninfa, il giardino più bello (e romantico) del mondo
A ZONzo vi apre le porte del parco più bello d’Italia. Il magico giardino di Ninfa, che ospita più di mille piante, è aperto solo in alcune date dell’anno. Ecco quelle del 2016
[ads1]«Ecco Ninfa, ecco le favolose rovine di una città che con le sue mura, torri, chiese, conventi e abitati giace mezzo sommersa nella palude, sepolta sotto l’edera foltissima. In verità questa località è più graziosa della stessa Pompei, le cui case s’innalzano rigide come mummie tratte fuori dalle ceneri vulcaniche». Così descrive Ninfa lo storico e medievista tedesco Ferdinand Gregorovius, nella sua opera letteraria “Passeggiate romane”.
Il giardino di Ninfa è un monumento naturale del Lazio, situato nel territorio di Cisterna di Latina, nell’Agro Pontino, a circa km 80 da Roma; è un tipico giardino all’inglese, sorto sulle rovine di una città medievale abbandonata. Fondato nel 1921 da Gelasio Caetani, duca di Sermoneta, è considerato, dal New York Times, «il giardino più bello e romantico del mondo», oltre ad aver ricevuto il 23 ottobre di quest’anno il premio come “Parco più bello d’Italia 2015”.
Ninfa era un borgo che conobbe il massimo splendore nel 1300, quando divenne un centro urbano con oltre centocinquanta case, circa quattordici chiese, strade, mulini e persino due ospedali, mentre oggi rimangono pochi ruderi, restaurati dalla famiglia Caetani, che li utilizzò per farne una residenza estiva, come il castello con la torre, il municipio, un ponte e la chiesa principale. Ma questo periodo di grande prosperità terminò nel 1381, quando il villaggio venne saccheggiato e distrutto a colpi di piccone dagli abitanti dei comuni limitrofi a seguito di una scomunica a Onorato Caetani, il proprietario dell’epoca, da parte di papa Urbano VI, costringendo così i pochi residenti rimasti, perlopiù contadini, a lasciare il paese anche per l’avanzamento della palude e della malaria.
Ninfa ha inoltre ospitato molte personalità rilevanti del ‘900, tra cui il poeta Gabriele D’Annunzio, lo scrittore Boris Pasternak (autore de “Il dottor Zivago”) e nel 1935 Benito Mussolini (il Duce, tre anni prima, aveva appena fondato la vicinissima città di Latina). Il sito naturalistico è aperto al pubblico soltanto in alcune date stabilite (soprattutto in primavera e in estate) per preservarlo dal delicato equilibrio ambientale, rimanendo chiuso per l’intera stagione invernale, ma nonostante ciò registra, mediamente, cinquantamila turisti all’anno, di cui moltissimi stranieri.
Io ho visitato Ninfa in una delle ultime domeniche di quest’estate; arrivai nel primo pomeriggio, un paio d’ore prima che chiudesse la biglietteria; avevo trascorso la mattinata a Pastena, in provincia di Frosinone, per visitare la casa natale di Nino Manfredi (con tanto di targa commemorativa). Superai gran parte della Ciociaria e, seguendo le indicazioni per il giardino, mi ritrovai improvvisamente davanti alle rovine di Ninfa, che insieme alla torre e alla vegetazione si riflettevano in un laghetto, dove guazzavano alcune anatre di colore nero. Scesi dall’auto per fotografare quel momento, ma la luce non era favorevole e decisi di tornare dopo.
Una volta giunto nel parcheggio, notai una coda interminabile all’ingresso, disposta su tre file. Credevo ormai di dover desistere all’idea di vedere quel luogo incantevole, che già da tempo rientrava nelle mete che avevo indicato come “prioritarie”. Insieme agli altri visitatori, aspettai poco più di mezz’ora all’entrata e tra ripensamenti, sguardi che esprimevano impazienza e sbuffamenti arrivai al botteghino senza neanche accorgermene.
Varcata la soglia di accesso, la guida turistica, una ragazza sudamericana esaustiva e spigliata, ci fece gli onori di casa illustrandoci la storia e i percorsi del posto, mentre alzando gli occhi si poteva avvistare qualche parapendio che colorava il cielo. In un’ora c’inoltrammo lungo i sentieri di quel giardino incantato, che si perdono nel verde, e potei così ammirare oltre un migliaio di piante in un solo colpo e i numerosi ruscelli d’irrigazione di inizio ‘900. Gelasio Caetani, infatti, piantò diverse specie botaniche che portava dai viaggi che effettuava all’estero, mentre i lavori di ripristino furono proseguiti da Roffredo Caetani, dalla moglie Marguerite Chapin e dalla figlia Lelia, l’ultima rappresentate della famiglia che, senza eredi, donò tutto alla Fondazione Roffredo Caetani di Sermoneta, istituita prima della sua morte.
Impossibile elencare tutte le piante del parco, ma ricordo un noce americano, un acero giapponese, un gruppo di yucca, ortensie rampicanti e degli imponenti bambù cinesi che, uno di fianco all’altro, creavano enormi zone d’ombra, ma anche dei papiri e una magnolia stellata. Mentre rammento, sembra ch’io stia ancora attraversando i viali delle lavande e dei ciliegi penduli, lasciando alle mie spalle la chiesa di Santa Maria Maggiore, con l’abside e i suoi due affreschi.
Di Ninfa mi colpì il profumo dei fiori, ma un istante prima che tutto diventasse già un nebuloso ricordo, come se quel giorno non l’avessi mai vissuto veramente, mi soffermai a guardare il ponte del macello, a due campate, a ridosso delle mura difensive, dove scorrono le acque del fiume Ninfa, accanto agli edifici fatiscenti. La guida ci disse che lo stagno è sempre gelido per il clima umido, così qualcuno non esitò a constatarlo di persona poggiando addirittura i piedi nudi nei canali.
Ci congedammo dall’accompagnatrice turistica con un effimero sorriso mentre ci consigliò di tornare in primavera, quando la fioritura sarà completamente sviluppata nella sua pienezza. Chissà che io non ci ritorni a maggio, quando sbocceranno di nuovo le rose, lì dove ora la pioggia satura il terreno, e finalmente l’estate non sarà più così distante.
© Fotografie di Paolo Pagnotta
- GIARDINO DI NINFA – GIORNI DI APERTURA AL PUBBLICO NEL 2016:
Marzo: 27 e 28
Aprile: 2, 3, 10, 17, 24 e 25
Maggio: 1º, 7, 8, 15, 22 e 29
Giugno: 2, 4, 5 e 19
Luglio: 2 e 3
Agosto: 6, 7 e 15
Settembre: 2 e 3
Ottobre: 1º e 2
Novembre: 6
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