24 Settembre 2021 - 17:51

Nirvana: 30 anni fa usciva il rivoluzionario Nevermind

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Il 24 Settembre 1991 usciva il secondo album dei Nirvana, Nevermind. Un album che ha cambiato la storia della musica, ridefinito il sound degli anni ‘90 e dato voce a una generazione arrabbiata e insofferente. Ripercorriamo la storia di questo rivoluzionario disco  

Seattle 1990.  Dopo la pubblicazione del loro album d’esordio, Bleach, i Nirvana sono decisi a cambiare le carte in tavola e a dare una svolta epocale alla loro carriera. La band di Seattle si ritrova senza batterista, dopo un periodi di dissapori con Chad Channing di cui Kurt Cobain e Krist Novoselic ne criticano lo stile di batteria poco incisivo per il tipo di suono che hanno in mente. D’altro canto, Channing si sente frustrato e lamenta di continuo il poco coinvolgimento durante la scrittura delle canzoni. Chad si ritrova costretto a dire addio ai Nirvana e, dopo una serie di batteristi che si sono succeduti per un breve lasso di tempo, Kurt e Krist rimangono colpiti dallo stile di Dave Grohl. 

Ex batterista del gruppo hardcore punk Scream, dopo l’improvviso scioglimento di quest’ultima, Dave Grohl è alla ricerca di un nuovo complesso. Buzz Osborne dei Melvins, grande amico di Cobain, lo mette in contatti con gli altri due musicisti. Dave fa lo stesso un provino per entrare nella band e l’esito è immediatamente positivo. I Nirvana hanno finalmente trovato il batterista ideale.

Al tempo stesso, però, ulteriori tensioni vi erano tra i Nirvana e la loro etichetta discografica, la Sub Pop. Essi lamentavano la scarsa promozione a Bleach e il fatto di non aver mai avuto un rendiconto effettivo delle vendite. Inoltre, l’etichetta gli aveva chiesto i soldi per pubblicare il 45 giri di Love Buzz, il loro primo singolo che altro non era che una cover di un brano degli  Shocking Blue. La Sub Pop si sarebbe limitata alla distribuzione, senza metterci i soldi.

I Nirvana iniziano ad accarezzare l’idea di cambiare casa discografica. Anzi, di passare addirittura a una major. Le richieste di certo non mancano. Negli ultimi tempi si è parlato tanto di loro e sono molti coloro che sono desiderosi di scommettere su quelli che sembrano essere dei nuovi fenomeni della musica.

Kurt Cobain è dilaniato dall’indecisione. Se da una parte firmare con una major darebbe la possibilità di far conoscere a un pubblico molto più ampio il suo gruppo e la sua musica; dall’altra sarebbe un vendersi alle logiche di mercato andando così a tradire quell’idiologia punk- grunge di cui era rimasto così affascinato, e che pretendeva che tale musica rimanesse confinata nei circoli musicali indipendenti e underground.

A influenzare la sua decisione saranno i Sonic Youth. Questi ultimi dopo aver collaborato per anni con etichette indipendenti, decidono di firmare con la David Geffen Company. L’album pubblicato Goo aveva vendute migliaia di copie, ma nessuno aveva osato dichiarare che i Sonic Youth erano dei venduti. Kurt Cobain spera in un destino simile anche per i Nirvana.

Alla fine scelgono proprio la David Geffen Company. A contribuire a tale scelta, fu il fatto che la  casa discografica era nota per avere un ufficio stampa e di promozione molto 

efficiente. La Sub Pop è decisa a non lasciarsi sfuggire i suoi artisti di punta e non è disposta a cedere, pur trovandosi con grandi debiti economici.

Alla fine, la David Geffen Company inizia una serie di trattative con la Sub che prevede, tra le altre cose, anche un compenso di 75 mila dollari. Gli accordi sono stati presi.

I Nirvana iniziano a lavorare al loro secondo album, insieme al produttore Butch Vig con cui avevano già collaborato in precedenza. Vig capisce che l’album sarà straordinario già  ascoltando le prime prove di quella che poi sarà Smells Like a Teen Spirit.

Anche il dirigente della DGC, Gary Gersh, si convince della grossa qualità del prodotto, al punto tale da scommettere con Eddie Gilreath, il responsabile delle vendite, e Eddie Rosenblatt, presidente della DGC, 1000 dollari l’uno in caso in cui Nevermind non avesse superato le 30mila copie al primo mese. Sembra ridicolo pensarci oggi; a dimostrazione del fatto che, nella maggior parte dei casi, le più grandi opere che sia artistiche, letterario o, in questo caso musicali, nascono dal genio di artisti visionari che trovano una minoranza disposta a scommettere in loro.

E’ anche vero, però, che le probabilità di fallimento non erano così basse. Anzi, erano diverse settimane che diverse radio riproducevano a manetta “Smells Like a Teen Spirit”, scelto come primo singolo estratto dall’album.

Inoltre, Gary Gersh aveva stampato un grosso numero di copie-promo, distribuendole in giro e sperando in un grosso passaparola. 

Il 24 Settembre 1991 esce Nevermind, facendo sold out il primo giorno. A Natale dello stesso anno si arrivò a un totale di 400.000 copie alla settimana, solo negli Stati Uniti.

Un album rivoluzionario che ha fatto entrare il punk grunge all’interno delle classifiche mondiali, che ha ridefinito il sound degli anni ‘90, ridando al rock quella dimensione più autentica e intima che si era persa con le musicalità da disco dei “favolosi anni ‘80”.

Ma soprattutto, i Nirvana crearono un album che dava finalmente voce a un’intera generazione che non aveva più alcun punto di riferimento, ma che desiderava ribellarsi all’ideologia cultura e sociale dell’epoca. 

A dare voce a quella rabbia e foga generazionale non potevano che essere quei tre ragazzi di Seattle e, in modo particolare, Kurt Cobain. Nato a Aberdeen, una sperduta e polverosa provincia americana, flagellata dalla piaga dell’alcolismo, della criminalità e dall’alto numero di suicidi. “Una Peyton Place precisa precisa”- come affermerà  lo stesso Cobain- in cui sembrava impossibile aspirare a una vita migliore. 

Un luogo a cui lui non si è mai sentito di appartenere. Quel ragazzo appassionato di Burroughs, Beckett, e Bukowski non ha mai trovato qualcuno con cui sentirsi affine.

In un’intervista a Rolling Stones, dirà: “Crescendo, mi sentivo sempre più alienato, non trovavo nessuno che fosse compatibile con me. Tutti sarebbero diventati taglialegna e io volevo un’altra vita. Volevo diventare un artista. Ci è riuscito e i Nirvana sono diventati leggende della musica, complice (anche) il successo di Nevermind. Sono passati trent’anni e ancora se ne sta parlando, e ancora si continuerà a parlarne negli anni a venire.