L’occasione d’oro di Angela Merkel e il divario d’opinione
Un editoriale del New York Times l’ha definita la “migliore leader del Paese”. Angela Merkel, leader europeista, deve molto alla pandemia
La pandemia si è rivelata una vera e propria pentola d’oro per la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che si è vista nel giro di pochi mesi ritornare alla vetta del paese. Ma com’è accaduto?
Quasi al termine della sua carriera, dopo quindici anni di ufficio, Angela Merkel affronta quella che potrebbe essere per lei l’ultima vera grande sfida. Che questa sia un’onda capace di distruggere definitivamente il mito europeista – già gravemente messo a dura prova dalle politiche sull’immigrazione degli ultimi anni – o l’ultima grande occasione di ricongiungimento con la sua Germania, resta da vedere. Eppure, che la cancelliera abbia riacquistato nuova luce nel periodo buio della pandemia, sembra essere qualcosa di sempre più palese.
La caduta
Prima dell’esplodere della pandemia, i giorni di fine mandato della cancelliera tedesca non stavano andando poi così bene. In qualche modo, Angela Merkel è stata in grado di recuperare terreno. Soprattutto dopo l’impopolarità ottenuta durante la crisi migratoria del 2016 e 2017, che ha visto l’Unione Cristiano-Democratica in ginocchio.
Dopo gli scarsi risultati ottenuti alle regionali del 2018, Angela Merkel faceva un passo indietro. Aveva annunciato la volontà di non ricandidarsi alle elezioni nazionali del 2021 e dimettendosi da capo del proprio partito. Mentre il partito di coalizione rimaneva impantanato in elezioni mancate, raggiungendo il minimo storico ai ballottaggi, l’Europa non se la passava meglio, ritrovatasi nel vortice dell’immigrazione.
La risalita
Eppure, incredibilmente, soltanto pochi mesi fa, la Germania è stata in grado di contenere il numero dei contagi. L’82% dell’opinione pubblica dichiarava che Angela Merkel se la stava cavando “piuttosto bene nel proprio lavoro“. La pandemia è stata il grande palcoscenico della cancelliera tedesca, che in breve tempo, è riuscita a riottenere i consensi persi ormai da tempo.
In realtà, allo scoppiare della pandemia, Angela Merkel si sarebbe potuta ritenere libera da obblighi decisionali di qualsiasi tipo. Lo stesso poteva dirsi per il Governo federale, già tecnicamente non più in carica. Prendere o meno decisioni in merito alla chiusura delle scuole o se imporre l’obbligo di restare a casa, sarebbe spettato ai 16 stati federali della Germania.
La cancelliera ha però, quasi da subito assunto il ruolo di leader nella lotta contro il Covid. Ha coordinato le comunicazioni tra i leader dei diversi stati. Inoltre, ha proposto restrizioni uguali per tutto il paese e dando piena fiducia al comitato tecnico scientifico di riferimento.
Il ritorno alla leadership
Helge Bau, capo dello staff di Angela Merkel, ha dichiarato che, una volta saputo del virus a metà Gennaio, la cancelliera ne avrebbe da subito colto le difficili implicazioni. Secondo Bau, la cancelliera sapeva perfettamente cosa fare e dove agire, quando a febbraio il Covid iniziava a tirare i primi colpi alla Germania.
In quell’occasione, gli stati federali si sono affidati pienamente alla cancelliera. Decisione forse dettata dal rispetto nutrito nei confronti della cancelliera e della sua innata capacità nel gestire i momenti di crisi.
Infatti, durante la sua carriera, Angela Merkel ha dovuto fare i conti con: una crisi finanziaria, il debito europeo, l’invasione dell’Ucraina nel 2014, la crisi dell’immigrazione, la Brexit e l’elezione di Donald Trump nel 2016. Di fronte l’emergenza, la cancelliera tedesca gioca il tutto e per tutto, come accaduto per la pandemia.
“La Germania è fortunata ad avere un leader così esperto ai tempi del Coronavirus, lei è a prova di crisi.” ha affermato Sigmar Gabriel, membro del partito Socialdemocratico. Della stessa opinione anche Thomas de Maiziére, ex capo dello staff e amico di Angela Merkel: “Sembrano sollevati di potersi nascondere dietro di lei.” riferendosi ai governatori degli stati federali.
A prova di Europa
Il volto europeista di Angela Merkel è stato il vero ago della bilancia di questa pandemia, lo stesso che, durante il collasso delle politiche migratorie europee, le aveva conferito il ruolo di leader. La cancelliera ha così agito in fretta, puntando sul piano europeo. La pandemia ha difatti sottolineato le divisioni da lungo esistenti tra i nord e i sud europeisti, incapaci di un fronte unico di fronte l’emergenza. “Credo che lei abbia capito che questa poteva essere la fine dell’Europa.” ipotizza Sigmar Gabriel.
“Lei sapeva che, se non avesse agito, gli stati membri in emergenza avrebbero puntato a un aiuto al di fuori dell’Europa e la Cina sarebbe stata pronta a ricoprire quel ruolo.”
Recovery Fund
Da qui l’idea proposta il 18 Maggio da Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron, di un Recovery Fund. La proposta suggeriva che la Commissione Europea avrebbe potuto richiedere in prestito dai mercati finanziari 500 miliardi di euro, per poi distribuirli agli stati membri, in caso di necessità. Un passaggio che, secondo Sigmar Gabriel, avrebbe rappresentato un “cambiamento esemplare“.
La decisione però, fu ampiamente rigettata dalle nazioni del nord come Austria, Danimarca Olanda e Svezia. “È nell’interesse di tutti gli stati membri, mantenere un mercato interno europeo che sia forte e stabile. Soprattutto, rimanere uniti a livello mondiale.” contrattaccava la Merkel. Un’occasione d’oro per la cancelliera, che ha così deciso di rifarsi sullo spiraglio dell’integrazione europea, che in passato le aveva fatto perdere punti preziosi.
A favore di telecamera
Secondo molti, la pandemia avrebbe aiutato la cancelliera tedesca a ripulirsi dall’immagine lapidaria di capo politico ligio, ma distante, incapace di connettersi emotivamente con il paese o con l’opinione pubblica.
Con sorpresa, infatti, il 18 marzo, Angela Merkel appariva in un discorso pubblico alla nazione. Evento alquanto raro, considerando che la cancelliera ha da sempre limitato le apparizioni sul grande schermo a un unico incontro annuale, in occasione della vigilia di fine anno. Per la prima volta, come arma di contenimento di crisi, Angela Merkel ha puntato su un format inedito: la comunicazione.
Il divario d’opinione
Che Angela Merkel continui a dividere l’opinione pubblica non sorprende, ma il terreno riconquistato in casa, ormai da tempo perso, può dirsi una vittoria per la cancelliera. Se sul piano europeo la leadership della tedesca è stata messa poche volte in discussione, la grande sfida è sempre stata e rimane la Germania.
Se per molti ha rappresentato la fine, per la cancelliera la pandemia ha aiutato a sostenere l’immagine di un leader presente e sicuro, seppur lontano dal carisma ideologico richiesto dagli stati federali. Stabilità e credibilità, queste le due armi che hanno giocato a livello mondiale un segnapunti virtuale per la buona o cattiva leadership del paese. Alla caduta del mito americano e allo strascicare dei paesi europei come Inghilterra, Francia, Spagna e Italia, la Germania continua a fare affidamento su di lei, la pacata Angela Merkel.
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