22 Dicembre 2015 - 15:01

Omicidio Caccia: arrestato il presunto sicario

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Omicidio Caccia, a seguito dell’inchiesta condotta dal pm di Milano Ilda Boccassini è stato arrestato stanotte il presunto assassino dell’ex Procuratore della Repubblica di Torino: l’uomo in questione è un  panettiere torinese di 64 anni con origini calabresi

[ads1] Domenica 26 giugno 1983, una fresca sera d’estate fa da sfondo alla passeggiata dell’allora Procuratore della Repubblica di Torino Bruno Caccia insieme al suo cane e al conteggio delle schede per le elezioni politiche italiane. Se era prevedibile l’esito di quest’ultimo, con la vittoria alle urne della DC di De Mita a discapito del PCI di Berlinguer, tutti rimasero a bocca aperta appena la notizia dell’omicidio dell’incorruttibile Pm iniziò a rimbalzare via tv e radio.

Mentre stava rincasando, in via Sommacampagna, il giudice Caccia fu affiancato da una 128 da cui scesero i due o più killer che con 14 colpi di pistola gli tolsero la vita.

Gli investigatori non ebbero problemi nel riscontrare che l’omicidio Caccia fu figlio delle minuziose indagini portate avanti dal Pm torinese sul riciclaggio del denaro sporco della N’drangheta che in quegli anni colpiva il nord Italia.

L’iter giudiziario sull’omicidio Caccia va avanti da 32 anni, e l’unico sin ora condannato per questo caso è stato, nel 1993, Domenico Belfiore, ritenuto il mandante del delitto. Reputato dagli inquirenti uno dei maggiori esponenti della costola n’dranghetista che operava nel nord Italia, Belfiore fu condannato all’ergastolo, ma dal 15 giugno è tornato in libertà in seguito ad una grave malattia.

Molti esponenti del mondo della giustizia hanno chiesto la riapertura del caso, al fine di trovare i responsabili materiali dell’omidicio Caccia: trentadue anni dopo l’indagine si riapre.

Il 64enne panettiere torinese ma con origini calabresi assicurato alla giustizia stanotte dalle forze dell’ordine di Torino è infatti parente di Belfiore, ha un identikit conforme a quello formulato all’epoca per i presunti sicari e, inoltre, ci sono alcune sue registrazioni abbastanza compromettenti.

Come torinese e come magistrato che da Bruno Caccia ha imparato tutto, esprimo il ringraziamento e l’apprezzamento più convinto per l’ottimo lavoro della procura di Milano e della squadra mobile di Torino, che con pazienza e intelligenza sono riuscite ad aprire una nuova pista di indagine sull’omicidio dopo più di trent’anni“, queste le parole di Gian Carlo Caselli, all’epoca sottoposto di Caccia, che fanno da eco ai tantissimi che, anche a distanza di 32 anni, ritengono ancora che Bruno Caccia fu un esempio nella lotta alla criminalità organizzata.

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