Covid, ospedali: corsa contro il tempo per evitarne il collasso
Secondo la fondazione Gates, l’Italia arriverà il 24 novembre alla soglia dei 75mila ricoveri, cioè oltre il 40% di tutti i letti disponibili nel Paese
Negli ospedali italiani quotidianamente i reparti vengono trasformati e riorganizzati per poter essere messi a disposizione dei nuovi malati di Covid-19. Ormai superata la soglia di allarme, il sistema rischia di saturarsi presto con conseguenze drammatiche. La velocità di crescita dei ricoveri è altissima: nella giornata di ieri si è raggiunta la cifra di 19.809 posti dedicati mentre giovedì 22 erano “appena” 10mila.
Poco tempo per agire
Le proiezioni dell’istituto Ihme presso l’Università di Washington e finanziato dalla famiglia Gates, sono allarmanti per il nostro paese e non lasciano spazio di tempo per intervenire. In base ai dati elaborati dai ricercatori statunitensi, proseguendo con questo ritmo il 10 di novembre i letti occupati saliranno a 32mila, raggiungeranno cioè il record della prima ondata, toccato tra marzo e aprile. Altri 14 giorni e il 24 novembre si toccheranno i 75mila ricoveri.
Il pericolo per gli altri malati
Negli ospedali già adesso le persone colpite da altre patologie rischiano di non trovare le cure di cui hanno bisogno. Dal momento in cui sarà però raggiunto il picco di ricoveri, a parte i casi urgenti e molto gravi, trovare assistenza sarà quasi impossibile. È questa la più grande paura del servizio sanitario. Un sistema che potrebbe vedere dei numeri ben più pesanti anche rispetto ai mesi primaverili di marzo e aprile.
L’analisi delle proiezioni
“Ihme raccoglie dati in tutto il mondo, studiando l’andamento delle curve della prima ondata – spiega Lorenzo Monasta, epidemiologo del Burlo Garofolo, che collabora con l’istituto di Washington – Erano stati tra i primi a prevedere la seconda“. La proiezione sull’Italia è anche leggermente ottimista, in quanto stima dei dati leggermente inferiori a quelli che poi si sono effettivamente presentati dopo alcuni giorni. Per ieri ad esempio aveva previsto 17.500 letti occupati ma in realtà ne sono quasi 20mila. Il record di marzo-aprile potrebbe essere battuto anche tra meno di 10 giorni e la soglia dei 75mila ricoveri raggiunta in una ventina di giorni. È essenziale ribadire però, che quando si parla di proiezioni, comunque, possono esserci scostamenti, in positivo o in negativo, che allungano o accorciano i tempi in cui si raggiungono certi valori.
Le previsioni per le terapie intensive
Riguardo alla terapie intensive, l’istituto stima che il 10 novembre siano 2.800 i letti occupati (contro i 1.843 di ieri) e che il 24 si raggiungano i 6.600. “La dinamica in Italia – dice sempre Monasta – adesso è difficile da invertire, in alcune zone del Paese sono saltati i tracciamenti. Si parla di diffusione familiare prevalente e questo è un segnale che quell’attività è in crisi, visto che la casa è l’unico posto dove si riescono a ricostruire facilmente i contatti”.
Incertezza sulle nuove misure
Mentre già da adesso in alcuni pronto soccorsi degli ospedali aumentano i ritardi ed i problemi per la consegna dei pazienti da parte del 118, il Governo valuta un nuovo Dpcm per la giornata di domani. Il Comitato tecnico scientifico suggerisce di procedere per chiusure provinciali laddove necessario. Oggi ci sarà una nuova riunioni dei tecnici, dei ministri Boccia e Speranza con le Regioni e della maggioranza. L’incertezza fa da padrona in queste ore mentre i nostri vicini europei sembrano arrendersi ad un nuova, seppur ridimensionata, chiusura totale.
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