21 Novembre 2018 - 13:05

Peculato: cos’è e come funziona il nuovo emendamento

viceministri Peculato

Alla Camera, è passato l’emendamento che prevede l’attenuazione del reato di peculato. Ma cos’è e come funziona?

L’emendamento che prevede l’alleggerimento del reato di peculato è passato alla Camera con votazione segreta. I voti a favore sono stati 284, mentre quelli contrari 239. Il Governo esce dalla votazione sconfitto in quanto già in precedenza aveva bocciato la riforma già presentata dalla Lega.

Ora, Salvini tiene in pugno i “grillini”, e li invita a rispettare la decisione precedentemente presa. L’emendamento in questione è stato proposto da Catello Vitiello, confluito nel gruppo misto dopo esser stato cacciato dal M5S poiché “iscritto alla massoneria”. Ma cosa prevede e, soprattutto, cosa rappresenta la riforma?

Innanzitutto, prevede un trattamento meno severo per chi commette il reato di peculato. Nel dettaglio, il testo è destinato a diventare un ulteriore comma dell’articolo 323 del Codice Penale sull’abuso d’ufficio. L’emendamento stabilisce che è sufficiente l’esistenza di un regolamento o di una legge interna per beneficiare di un alleggerimento della pena.

Il nuovo peculato

La norma approvata va a modificare gli articoli 314 e 323 del Codice Penale. Essa prevede, per il primo articolo, che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la autonoma disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, salvo che tale distrazione si verifichi nell’ambito di procedimento normato da legge o regolamento e appartenga alla sua competenza, è punito con la reclusione da 4 anni a 10 anni e 6 mesi.

Nell’articolo 323 del CP, invece, stabilisce che “la pena non può essere inferiore a due anni se il fatto del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio consiste nella appropriazione mediante distrazione di somme di denaro o di altra cosa mobile altrui delle quali ha il possesso o comunque l’autonoma disponibilità per ragione del suo ufficio o servizio, nell’ambito di un procedimento disciplinato da legge o regolamento che appartenga alla sua competenza.

Il pubblico funzionario che commette peculato ha una pena dimezzata rispetto a prima (da 4 a 2 anni). Il funzionario, invece, coperto da una legge o da un regolamento interno, come ad esempio i parlamentari che sono disciplinati dai regolamenti delle Camere, che lo commette non sarà punibile.

Che cos’è?

Ma, alla fine, il peculato cos’è? Parliamo di una particolare forma di appropriazione indebita commessa da chi riveste il ruolo di pubblico funzionario. Lo commette anche il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che si appropria del denaro o delle cose altrui di cui è in possesso o ha la disponibilità in ragione del suo ufficio.

Nell’ambito del diritto penale il peculato è definito un reato proprio. Può essere commesso solo ed esclusivamente da un soggetto che riveste la qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio.
Per quanto riguarda l’elemento oggettivo, invece, si pone in essere con l’appropriazione di denaro o di beni altrui che si trovano nella disponibilità dell’agente proprio in ragione del suo ruolo. La condotta può avvenire in diversi modi: mediante alienazione del bene, dissipazione, rifiuto della restituzione e furto.