Pensioni, maxi emendamento in Manovra: ecco le novità
Con il maxi-emendamento, la Manovra porterà sostanziali novità sulle pensioni minime. Ecco quali saranno gli scenari
Chi ci guadagna? Chi ci va a perdere? La Manovra di fine anno del Governo è pronta, e porterà con sé sostanziali modifiche ad uno dei punti cardine dell’assetto sociale italiano. Le pensioni minime saranno ritoccate, così come molte novità emergeranno a proposito delle buste paga e dell’utilizzo del POS, oggetto di molte discussioni negli ultimi tempi.
Il Governo ha deciso, sotto consiglio e scambio di opinioni con l’UE, di eliminare la soglia di 60 € per l’utilizzo del POS. Si potrà dunque continuare a pagare con il bancomat anche un semplice caffè. Naturalmente, per tamponare l’emergenza e per evitare la rabbia dei commercianti, si studiano forme di ristori per gli operatori che avranno l’onere delle commissioni. Il tetto al contante, in tutto ciò, resterà fermo ai 5000 €.
Il ministro Giorgetti ha dichiarato, a tal proposito: “Il Governo è disponibile a un confronto con la commissione Bilancio per quanto riguarda una soluzione compatibile con la normativa e gli impegni assunti dal precedente governo sul PNRR. Ci dovranno essere forme di ristoro o risarcimento per gli operatori che si dovranno trovare di fronte ad un maggiore onere per le commissioni.”
La rivalutazione delle pensioni, però, sta assumendo, piano piano, i contorni di una beffa. Questo perché l’assegnazione automatica degli assegni non sarà uguale per tutti. La rivalutazione del 7,3% sarà solamente per le fasce più basse, ovvero per chi guadagna fino a 2250 € al mese. Per chi percepisce rendite più alte, l’adeguamento al tasso d’inflazione sarà inferiore. Tanto più basso quanto più alta è la pensione.
Vediamo, nel dettaglio, di cosa si tratta e del perché questa misura non sembra funzionare già in partenza.
Rivalutazione delle pensioni
Rivalutare tutte le pensioni del 7,3% dal prossimo anno costerebbe troppo e non andrebbe nel senso di garantire equità sociale riducendo il divario fra chi prende di più e chi prende di meno. Così dal 1 Gennaio 2023 le pensioni saranno indicizzate all’inflazione in base a nuove fasce. Non è una novità e c’era da aspettarselo.
Come anticipato da InvestireOggi.it, lo scorso mese di ottobre, il Governo aveva infatti già allora allo studio una riforma della perequazione automatica. Per recuperare risorse da destinare a Quota 103 e all’aumento delle pensioni minime. Gli assegni si rivaluteranno secondo lo schema seguente.
- 100% fino a 4 volte il trattamento minimo;
- 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo;
- 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo;
- 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo;
- 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo;
- 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo.
In pratica, l’aumento sarà pieno solamente per chi prende 2.256 € al mese. O 2.820 se cambierà la soglia relativamente alla prima fascia di trattamento. Un altro schiaffo ai contribuenti e soprattutto, un altro passo deciso nei confronti della ricchezza e delle classi più agiate.
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