14 Novembre 2020 - 11:25

I piani del neopresidente Biden: cosa c’è da aspettarsi?

Joe Biden Usa

Fresco di vittoria, Biden pensa al futuro. Dalla Russia alla Cina, si punta sul dialogo internazionale, seguendo l'”America Alone”

Tanti progetti per il neo-presidente Joe Biden. In primo piano la politica estera, tanto bistrattata dal suo predecessore, Donald Trump, che non ne vuole sapere di lasciare il letto caldo della Casa Bianca.

I punti

Il democratico ha già annunciato di voler reintrodurre l’accordo con l’Iran sul nucleare, aspettandosi e garantendo l’osservanza delle regolamentazioni da ambo le parti. Tra i punti in programma anche la sottoscrizione, per altri cinque anni, dell’accordo con la Russia sul nucleare. In programma anche un maggiore coinvolgimento dell’America nei confronti della NATO, dopo 4 anni di minacce da parte dell’ex presidente Trump.

Il fantasma dell’America First

Ma Biden non dimentica e chiede il conto alla Russia, che dovrà comunque “pagare un prezzo” per il ruolo avuto nelle elezioni. Più di tutto, però, Biden punta a seppellire l’ingombrante fantasma dell’America First, fatto di muri e confini, ma anche di tanti nemici e pochi alleati.

E l’assenza di un piano d’appoggio internazionale si sarebbe fatto sentire, secondo il neopresidente, proprio durante la pandemia, costata oltre 1 milione di vite: “Mentre Trump, dall’alto della sua superbia, si stringeva agli autocrati del mondo, puntando il dito negli occhi dei nostri alleati democratici, la leadership americana andava a fondo.”

Eppure, l’istinto internazionalista del neopresidente potrebbe incontrare qualche ostacolo, ancora prima di iniziare. Biden deve, infatti, pagare il conto di una retrocessione sul piano globale durata 4 anni e, come se non bastasse, durante una pandemia che ha rinforzato la polarizzazione politica e il ritorno dei nazionalismi. Per di più, il posto vacante al potere, durante questi quattro anni, è stato perlopiù occupato dalla Cina. Nel frattempo le democrazie sono regredite al loro stato più informe, mentre la nuova corsa al vaccino ha presentato i soliti vecchi competitori.

La politica degli slogan

Per quanto la pacatezza del sorriso appena accennato sul volto del neopresidente possa in qualche modo ispirare sicurezza nei suoi alleati, è anche vero che qualche remora -su un internazionalismo che a sentir dire appare quasi idilliaco- rimane. Nelle scorse settimane, lo staff di Biden ha impiegato un gran numero di energie nel tentativo di abbattere e ricostruire la politica degli slogan, tanto cara all’ex presidente Trump. E lo fa partendo dalle macerie, così che l’America First rimane sola, nel vero senso della parola e si trasforma in America Alone. Tra le ipotesi anche quella della grande disfatta, Great Undoing, per contrastare la politica dei confini del Great Wall.

Cosa c’è da aspettarsi

Dal democratico ci si aspetta un approccio discreto, pacato, fatto di piccoli atti simbolici, ricominciando proprio dal ripristino dell’accordo sul clima di Parigi, probabilmente già a partire dai primi giorni della nuova amministrazione.

Ma che il nuovo presidente sia davvero capace di ricostruire il vecchio mito, ormai logoro, della superpotenza americana sembra improbabile e forse, anacronistico. I dubbi rimangono: per un presidente che ha deciso di puntare così tanto sul dialogo internazionale, infatti, poco o niente è stato detto durante la campagna elettorale.

Andando più in profondità, l’approccio internazionalista adottato da Biden sembra un po’ cozzare con l’attuale gioco delle parti, in cui la competizione tra superpotenze potrebbe apparire un po’ cambiato agli occhi della “vecchia” politica del neopresidente.

Il conto alla Russia

Riguardo al “prezzo” da pagare richiesto alla Russia, Biden si sbottona poco o niente. Qualche indiscrezione arriva però, dal suo consigliere personale di politica estera, Jake Sullivan che, poco prima dell’election day, aveva parlato di sanzioni finanziarie, blocchi alle risorse e provvedimenti per tentativi di corruzione. Ciò potrebbe sicuramente indurire il volto della neo-politica americana, ma la cui applicabilità appare molto poco probabile. Questa, infatti, per Biden non sarebbe la prima occasione contro il colosso russo, tema già affrontato durante la presidenza Obama, ma mai portato a termine.

Il ritorno al passato

Si ritorna al passato: Biden sceglie la sua squadra e dalla bolla pesca alcuni esponenti già noti all’amministrazione Obama. Biden torna al passato sì, ma con qualche differenza. Il cambio di rotta più importante riguarda la Cina. L’ammissione arriva direttamente dal team presidenziale. Parlando a nome del presidente, infatti, il team democratico ha ammesso di aver sottovalutato, durante la presidenza Obama, la portata dei nuovi accordi economici tra Cina e alleati. Si parla della China One Belt e One Road, le cui implicazioni potrebbero ridurre ai minimi storici il ruolo e l’influenza degli Stati Uniti.

Aspirazioni e dubbi

Tante aspirazioni e molti dubbi, per un neopresidente con due facce della stessa medaglia, come affermato dal segretario alla Difesa, Robert M. Gates, vecchia conoscenza della presidenza Bush e Obama: “Biden? È quasi impossibile non amarlo.”
E se da un lato sembra quasi impossibile resistere all’aplomb del maturo democratico, dall’altra, aggiunge Gates, bisogna dire che: “Nell’ultimo decennio, Biden ha toppato su quasi tutto in materia di politica estera e su questioni di sicurezza internazionale“. Tra gli errori, secondo Gates, anche la decisione di canalizzare sforzi e risorse in Afghanistan nei primi giorni di amministrazione Obama, sforzi ritenuti inutili per primo dal neo-presidente.