Piazza Tienanmen: trentuno anni dal massacro
L’anniversario della strage di Piazza Tienanmen nei giorni in cui ad Hong Kong ancora si combatte per i diritti civili
Le proteste di Piazza Tienanmen furono una serie di manifestazioni popolari di massa che ebbero luogo a Pechino dal 15 aprile al 4 giugno 1989. Videro la partecipazione di studenti, intellettuali e operai. Il simbolo forse più noto della rivolta è il cosiddetto “Rivoltoso sconosciuto”. Uno studente che solo e disarmato si parò davanti a una colonna di carri armati per fermarli. Le fotografie che lo ritraggono sono diventate celebri in tutto il mondo per la potenza ed il valore simbolico che rappresentano.
Nonostante l’esito drammatico e un numero complessivo di vittime (morti, feriti e arrestati) ancora oggi sconosciuto, la protesta diede modo all’estero di conoscere la repressione del governo cinese in tema di diritti umani e libertà di espressione.
Oggi, trentuno anni dopo da quelle storiche e drammatiche giornate, la storia sembra ripetersi ad Hong Kong. La regione è ferma e decisa nel combattere contro le imposizioni inique del governo cinese. La situazione di crisi politica e umanitaria si inserisce nel drammatico contesto del coronavirus. Per la prima volta sarà vietato commemorare quella strage, se non in piccoli gruppi al massimo di otto persone.
Dall’Europa si è alzata una voce di protesta. L’UE ha chiesto che Hong Kong e Macao possano commemorare le vittime di Piazza Tienanmen. In aggiunta il premier inglese Boris Johnson ha anche dichiarato di voler concedere la possibilità di far ottenere visti facilitati ai 2,85 milioni di abitanti della ex colonia. La Cina prontamente ha avvertito Londra di non interferire. Nel giorno del trentunesimo anniversario di Piazza Tienanmen la tensione è alle stelle, così come il fragile assetto geopolitico della regione.
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