17 Aprile 2020 - 17:08

Portogallo: il vero (ultimo) baluardo contro il Coronavirus

Portogallo Costa

In Portogallo è in atto un vero e proprio miracolo dal punto di vista politico. Una ribellione nei confronti del Coronavirus, grazie ad una gestione oculata

Chi l’ha detto che questo è un male imbattibile? Sempre più spesso, ormai, si sente parlare solamente di esempi negativi per classificare un fenomeno, come quello del Coronavirus, che sta effettivamente provocando disastri non solo dal punto di vista sanitario, ma anche socio-economico. C’è però una mosca bianca, un caso eccezionale che sarebbe da prendere quasi come campione per tutti i Governi d’Europa per farne un esempio. Stiamo parlando del Portogallo, vero e proprio baluardo del continente.

Fino a poche settimane fa, la situazione del Paese governato dal socialista Antonio Costa era pressoché disastrosa. Il sistema sanitario locale è tra i più malmessi in Europa e ha il numero di posti letto in terapia intensiva più basso in rapporto agli abitanti dell’intera Unione Europea. Attitudini a dir poco catastrofiche. A questo, si può anche aggiungere il fatto di confinare con il Paese, la Spagna, con il numero più alto di casi affetti da Coronavirus insieme all’Italia. Eppure in Portogallo le cose sono andate meglio del previsto, tanto che diversi giornali internazionali hanno iniziato a parlare di “eccezione portoghese”. Ma cosa si nasconde dietro questa stranezza?

I casi accertati di coronavirus in Portogallo sono circa 18mila, mentre i morti 629, che sono meno di quelli registrati in un solo giorno in Inghilterra. La curva dei contagi si è già appiattita. Questo perché il Governo di sinistra, guidato dal socialista Antonio Costa, ha capito in anticipo come affrontare l’epidemia. E no, non si tratta di affidarsi a pareri di esperti o di chiunque lavori nel settore sanitario, ma semplicemente di buonsenso e di intelligenza politica.

La lungimiranza di Antonio Costa

Antonio Costa è un politicante di lungo corso, dato che ha incominciato la sua carriera negli anni ’80. Già cinque anni fa dimostrò di avere a cuore la sorte e gli interessi delle persone che formano il proprio Paese. Ciò grazie ad una serie di provvedimenti atti a favorire le condizioni dei lavoratori, come l’aumento del salario minimo garantito e la riduzione degli orari di lavoro per i funzionari pubblici. Ma non solo. In questo caso ha denotato anche una notevole lungimiranza politica e sociale che farebbe quasi impallidire i corrispettivi primi ministri europei. Già, perché il Governo del Portogallo ha emanato importanti restrizioni ai movimenti quando i casi nel paese erano ancora relativamente pochi, ovvero 245.

Se pensiamo che i primi provvedimenti in Italia sono stati intrapresi quando i casi segnati sono stati di un numero di dieci volte maggiore, si capirà come questo abbia fatto la differenza. E non è questione di grandezza di Stati, ma semplicemente di stime nei confronti del problema. Se si pensa che regioni che predicano l’autonomia, come la Lombardia, si sono mosse nei confronti del Coronavirus con molto ritardo, viene da chiedersi se le Regioni italiane abbiano effettivamente i capi che meritano.

E non ci sono i classici alibi che tengano, del tipo quello di guardare agli esempi (negativi) di altre nazioni come Germania o USA. Per una volta, sarebbe bene riconoscere e capire che, prima di tutto, in politica non serve chi si riempie la bocca di chiacchiere. Serve chi lavora, anche sottotraccia, ma lo fa con spirito di cura e di abnegazione. E non nei confronti del proprio Paese, ma di chi lo popola, che è molto più importante di qualsiasi attività o settore lavorativo. Perché sono le persone a comporre i settori lavorativi, e senza di loro, senza la loro salute (che è anche un diritto), la produzione che tanto millantano i patron industriali non può andare avanti. Una cosa che il Portogallo ha capito da solo.