Politica

Prodi, il semaforo fermo che non sta a guardare

Prodi ufficializza l’appoggio ad Insieme (Verdi, Socialisti ed ex prodiani). Cosa cambia nello scacchiere politico del centro-sinistra?

Diversi anni fa, in uno sketch passato alla storia, Corrado Guzzanti presentava questa caricatura dell’allora Presidente del Consiglio (Romano Prodi) che attraverso il suo immobilismo riusciva comunque ad influenzare l’andamento italiano.

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Quell’imitazione, però, non del tutto si allontana – chiaramente, escludendo l’aspetto comico – dall’atteggiamento tenuto dal Professore in vista di queste Elezioni Politiche 2018.

L’uomo che ha sconfitto due volte Berlusconi e che per anni è riuscito a mantenere salda una delle coalizioni più eterogenee della storia (dall’Udeur di Mastella a Rifondazione Comunista di Bertinotti, si diceva una volta), ritrona alla ribalta – come il Cavaliere – nel determinare la prossima tornata elettorale.

Con le esternazioni di ieri infatti – in cui esplicita il suo appoggio alla lista Insieme (formata da Verdi, Socialisti ed ex prodiani) e promuove, ancora una volta, Gentiloni a futura guida di un Governo – Prodi ha reso visibile la propria strategia in vista del 4 marzo.

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Il progetto, che prevede due fasi distinte, investe le Elezioni 2018 sia dal punto di vista prettamente politico/elettorale che da quello politico/partitico.

Il primo ambito, con scadenza immediata a due settimane, mostra come l’appoggio alla lista Insieme permette comunque una vittoria, anche in caso di sconfitta.

In pratica, rimanendo con i suoi fedelissimi e in costante critica – seppur velata – nei confronti della politica renziana, Prodi ed i suoi avrebbero da un lato la possibilità di accreditarsi come parte lesa – in virtù dei consigli non ascoltati –  in caso di debacle (come preannunciano i sondaggi) e dall’altro di tentare l’assalto al Pd in vista di una dolorosa ricostruzione.

Questo ultimo atto, significativo per il prosiuego, avrebbe una duplice conseguenza.

In primo luogo riaccrediterebbe la vecchia guardia in quota Pd – con conseguente rottamazione renziana – e, successivamente, consentirebbe alla stessa di gestire un preannunciato, ma non scontato, percorso di nuove larghe intese con il centro-destra.

Per fare ciò, chiaramente, non occorre un homo novus bensì un usato sicuroGentiloni, per l’appunto – che non solo sarebbe disposto ad un passo simile (avendolo già sperimentato) ma fungerebbe da garante in un successivo accordo politico con la controparte.

Redazione ZON

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