10 Marzo 2017 - 11:24

Questione di karma, la recensione del film di Edoardo Falcone

questione di karma

“Questione di karma” è il titolo dell’ultimo lavoro del regista romano Edoardo Falcone. Grande intesa per il duo composto da Fabio De Luigi ed Elio Germano

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Era tanta l’attesa per l’uscita nelle sale italiane di “Questione di karma”, commedia arguta e a tratti davvero esilarante firmata da Edoardo Falcone al suo secondo lavoro dopo il successo di “Se Dio vuole”, pellicola grazie alla quale si era aggiudicato il David di Donatello nella categoria relativa alla migliore opera prima.

Il film, nelle sale da giovedì 9 marzo, riesce, al contempo, a divertire e a far riflettere muovendo da premesse prettamente esistenziali.

La trama

Fabio De Luigi interpreta un personaggio estremamente interessante. Giacomo, infatti, è un uomo molto insicuro, amante della cultura e profondamente legato al ricordo di suo padre, suicidatosi quando lui era ancora un bambino.

Erede di una dinastia di industriali ed eterno fanciullo, lo vediamo subito dopo i titoli di testa apprendere dell’eccentrico esoterista francese Ludovic Stern alias Philippe Leroy che l’uomo in cui dovrebbe essersi reincarnato il suo defunto genitore si chiama Mario Pitagora e vive a Roma.

Giacomo ci appare fin da subito come un soggetto estremamente fragile. Non riesce a superare, nonostante il passare degli anni, il dolore per la perdita di suo padre e lo studio del concetto di reincarnazione è un appiglio cui aggrapparsi per superare il dolore o, almeno, riuscire a convivere con esso.

Egli non accetta che suo padre non ci sia più e cerca un’alternativa al costo, se necessario, di fabbricarsela.

Mario Pitagora, d’altro canto, è il riuscitissimo character interpretato dal solito, impeccabile Elio GermanoUn cialtrone interessato solamente ai soldi e, di riflesso, pesantemente indebitato con gente molto pericolosa. Ritrovatosi ad interagire con Giacomo, che cerca in Mario la reincarnazione di suo padre, non esiterà a sfruttare tutto il suo opportunismo quando suo “figlio” deciderà di comunicargli la folle verità.

L’incontro tra i due è destinato a trasformarsi in continue richieste di denaro da parte di Mario nei confronti del povero Giacomo che, pur di trascorrere del tempo con suo “padre”, non fa mancare a quest’ultimo un costante favore economico. Col tempo, tuttavia, le cose cambiano. Il rapporto quanto mai particolare tra Giacomo e Mario si evolve e i due diventano necessariamente complici.

Un focus su “Questione di karma”

L’evoluzione dei due personaggi in Questione di karma, senza voler anticipare alcunché, è il segno di un’opera che riesce a parlare con un tono assai realistico del bisogno di tutti noi di (ri)trovare dei punti di riferimento che evidentemente ci mancano e senza i quali si fa molta fatica a tirare avanti.

D’altro canto, il personaggio di Mario, che inizialmente altro non è se non il chiaro esponente di uno spietato e vergognoso parassitismo, ci racconta molto di una società quanto mai crudele che, nei singoli come nei gruppi, approfitta del dolore di chi sta peggio al solo fine di migliorare la propria posizione.

Falcone ci mostra due universi estremamente distanti l’uno dall’altro, eppure riesce ad avvicinare questi ultimi grazie ad una storia che, nel sentore filmico, diviene persino credibile. Infatti, si ha come l’impressione che l’aspetto sinceramente prioritario abbia a che fare proprio con la crescita dei due protagonisti di questa bizzarra vicenda.

Giacomo deve crescere e diventare uomo, riuscendo, una volta per tutte, a superare il dolore della scomparsa di suo padre, facendone rivivere il ricordo non nella ricerca pseudo-fantasmatica di un suo alter-ego, quanto piuttosto nel tentativo di fare qualcosa di importante della propria esistenza.

Mario deve paradossalmente riuscire in qualcosa di simile, sforzandosi di diventare quell’uomo che non è riuscito ad essere per troppo tempo.

L’incontro tra i due e la conoscenza ad esso sottesa è, sotto tutti i punti di vista, un’esperienza taumaturgica che gioverà tanto ad entrambi.

I protagonisti del film

karma

La coppia formata da Fabio De Luigi ed Elio Germano funziona alla grande, poche storie.

Grazie ad una solida sceneggiatura i due riescono a portare sul grande schermo una rappresentazione credibile e dei soggetti di cui ci si innamora dopo pochi minuti.

Anche i personaggi  (solo apparentemente!) secondari hanno un ruolo fondamentale.

Daniela Virgilio, ad esempio, la divina Patrizia della serie tv Romanzo Criminale, fa un lavoro egregio nel ruolo della moglie esausta di un Germano, come detto, perfettamente calato  nei panni del truffaldino personaggio capitolino che ricorda da vicino il celebre “Pomata” interpretato da Montesano in Febbre da cavallo.

C’è poi Valentina Cenni alias Alessandra, sorella di Giacomo inizialmente troppo simile a suo padre, capitalista ed aziendalista come pochi, ma poi finalmente pronta ad aprire gli occhi e trovare la voglia e la forza di conoscere un fratello che, prima di allora, si era limitata a vedere come uno sconosciuto verso cui nutriva pochissimo interesse.

Nota di merito, infine, per l’intramontabile Stefania Sandrelli capace di dire la sua anche nel ruolo di madre sui generis del confuso Giacomo.

Il giudizio sul film

“Questione di karma”, pur appartenendo al filone della tanto bistrattata nuova commedia all’italiana, riesce a guadagnarsi più elogi che critiche. Lo fa grazie ad un lavoro serio e ponderato a tutti i livelli e con una credibilità autoriale che tende a concentrarsi sul raggiungimento di obiettivi filmici ben determinati, senza voli pindarici di sorta.

Il film riesce a regalare interessanti dosi di buonomore mixate ad una riflessione di fondo sul bisogno di ricerca interiore che l’uomo contemporaneo avverte prepotente ed è quindi consigliabile per chi vuole trascorrere un paio d’ore di intelligente spensieratezza.

 

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