“Quota 100 e reddito di cittadinanza non si toccano“, aveva detto Luigi Di Maio a margine della presentazione dell’esecutivo che unisce Movimento Cinque Stelle e Pd.
A qualche settimana di distanza l’intenzione resta la stessa ma sembra comunque che il Parlamento sia intenzionato ad apportare qualche modifica al provvedimento in materia di pensioni approvato quando ancora accanto ai pentastellati sedevano Salvini e compagni.
In particolare, l’esecutivo sarebbe intenzionato a tenere in vita il nuovo sistema pensionistico fino al 2021, come da scadenza naturale, ma coloro che decidono di congedarsi dal lavoro tramite questo canale potrebbero dover attendere tre mesi prima di percepire il primo assegno. Una forbice temporale che porterebbe nelle casse dello Stato fino a un miliardo, da far confluire nell’attesa Manovra Economica.
Dal 2022, poi, si potrebbe optare per un modello pensionistico più flessibile sul modello dell’Ape sociale che, secondo la più accreditata proposta del senatore Nannicini del Pd, lascerebbe l’età pensionabile a 64 anni con il ricalcolo totale dell’assegno, e reintrodurrebbe quota 92 a favore delle categorie più deboli.
E se l’attesa tra la maturazione del diritto e la decorrenza della prestazione salirebbe a sei mesi per i lavoratori privati e a nove per i dipendenti pubblici, rimarrebbero intatti l’Ape social e l’opzione donna.
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