21 Luglio 2020 - 10:59

Recovery Fund: Conte riesce nell’impresa contro i “frugali”

Conte dpcm zona bianca Governo

L’accordo sul Recovery Fund può essere visto come una vera vittoria per Conte. Il premier ha strappato ben 36 miliardi di € in più ai Paesi “frugali”

Era stato criticato a più riprese da tutti coloro che osteggiavano la sua posizione in Europa. Da una parte, infatti, Giuseppe Conte aveva l’avversione da parte dei Paesi “frugali“, ovvero i Paesi del Nord Europa, che non volevano concedere nulla e non avevano intenzione di rilasciare la propria posizione di privilegio. Dall’altra, paradossalmente, aveva l’avversione del centrodestra, che è però legato ai Paesi “frugali”. Si era creato quindi uno scontro tra destra italiana e destra europea, legate, però, dall’avversione al Governo. Alla fine, però, il premier è riuscito nell’impresa: l’accordo sul Recovery Fund prevede 36 miliardi di € in più per l’Italia.

L’intesa è stata definitivamente raggiunta sui 750 miliardi di €. Eppure lo scontro con Mark Rutte, premier olandese di centrodestra, sembrava essere stata la postilla definitiva per la chiusura di ogni possibile contratto. Alla fine, però, all’alba del quinto giorno di trattative, dopo 92 ore di vertici, l’accordo è stato raggiunto. E si tratta di un’intesa storica, in quanto, per la prima volta, si apre all’emissione di debito comune da parte della Commissione Europea. Questo dà l’indicazione anche per una chiave di volta molto importante: finalmente si comincia a ragionare come comunità europea.

Questa discussione sul Recovery Fund è infatti servita a molteplici questioni. In primis, ha evidenziato quanto effettivamente una comunità europea serva sempre e come l’Italia debba assolutamente farne parte. In seconda battuta, ha constatato come, in realtà, i Paesi che lo scorso Governo aveva demonizzato (ovvero Francia e Spagna) si siano rivelati più di semplici alleati nello scacchiere. Soprattutto, però, a conti fatti ha messo in primo piano un altro assunto ancora più importante. Ovvero che il famoso “sovranismo“, in Europa, non è minimamente unito.

Gli alleati di Salvini e l’acqua al proprio mulino

Già, perché proprio su questo punto, dal centrodestra sono arrivati segnali di mutismo e rassegnazione. La trattativa contro i “frugali” per il Recovery Fund ha confermato non solo che un’Europa unita è di fatto possibile, ma che la spaccatura tra Nord e Sud Europa appare insanabile. E il caso vuole che, tra i Paesi principi che hanno voluto dar fastidio all’Italia, la maggior parte sia di centrodestra. Michel dice che l’Europa è forte e unita, ma la realtà parla di ben altro. Parla di un continente spaccato a metà, in cui i Paesi sovranisti del Nord Europa pensano al proprio bene infischiandosene degli altri.

Dunque, a questo punto, urge una riflessione: siamo davvero convinti che un’Europa a trazione sovranista sia la miglior strada per la rinascita? La risposta è chiara e ovvia, ed è no. E questo ce lo ha dimostrato anche lo stesso Salvini, che mentre l’Italia, grazie al contributo innegabile di Conte, riusciva in una trattativa a dir poco storica, contribuiva con i suoi video su Twitter ingurgitando latticini. Un contributo al dibattito sicuramente senza precedenti, ma in senso negativo. Se la destra italiana a trazione sovranista è questa, resta facile capire il perché del crollo della Lega in questi mesi.

Sembra che gli italiani si siano svegliati dal torpore e abbiano capito che per ottenere le cose ci vuole pianificazione e tempo. Resta impossibile il “tutto e subito“, in un’organizzazione formata da 27 Stati in cui ognuno naturalmente cerca di tirare qualcosa per sé. E se l’Ungheria di Orban e gli altri Paesi di Visegrad si sono accollati all’Italia nell’opposizione all’Olanda, d’altro canto si sono da subito opposti al piano di Bruxelles. Il Recovery Fund va a privilegiare l’Italia, infatti, mettendo un freno alle ambizioni dell’Est Europa, pronto a far capitolare tutti gli altri in nome del cosiddetto “sovranismo“.