24 Giugno 2016 - 08:42

Regno Unito fuori dall’UE, ecco le conseguenze politiche ed economiche

Regno Unito

Regno Unito fuori dall’Europa, la Brexit vince con un margine minino e ha già portato le sue devastanti conseguenze

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Solo fino a qualche giorno fa si rideva e scherzava quasi come se la Brexit non ci toccava. Ieri sera le borse avevano chiuso in positivo grazie alle prime indagini che avevano dato per favorito la permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. Invece c’è chi questa mattina si è svegliato e ha scoperto che la Gran Bretagna, invece, lascerà l’Europea. Il dato con cui la Brexit ha vinto è impressionante circa il 51% contro il 49%. Davvero un paese spaccato in due, ma adesso quali saranno le conseguenze?

Le borse sono entrate nel panico. I futures a Londra perdono il 6%, la sterlina crolla sotto 1,35 dollari, ai minimi dal 1985, ed arriva a perdere il 10%. L’euro è scivolato sotto 1,10 dollari, il minimo da marzo. Adesso c’è attesa per quello che faranno le banche centrali dei paesi del G7 e le autorità europee. Bce in primis, all’apertura dei mercati nel Vecchio Continente. Ripercussioni negative anche sul mercato asiatico. Tokyo perde addirittura l’8% segnando così la peggiore giornata dal disastro nucleare di Fukushima, cade a picco anche Seul. L’oro è in salita come bene rifugio mentre il petrolio sta registrando forti flessioni a New York con le quotazioni del greggio a meno del 4,5%. Infine a Sidney l’indice S&P/ASX 200 ha perso il 3.9%.

Ecco nel Regno Unito chi ha votato pro e chi contro la permanenza nell’Unione Europea. A Londra e in Scozia ha vinto con largo margine la permanenza nell’UE, mentre in Galles e al nord dell’Inghilterra ha avuto la meglio (senza alcuna storia) la scelta di uscire dall’Europa. Nigel Farage, leader dell’Upik, ha proclamato “23 giugno giorno dell’indipendenza“. Un dato è certo: la Gran Bretagna è spaccata in due con l’opzione leave in leggero vantaggio sul remain.

Le conseguenze della Brexit per il Regno Unito non sono soltanto dal punto di vista economico ma anche politico. A Edimburgo, in Scozia, infatti si pensa già a un nuovo referendum. Il motivo? La Scozia sta pensando a lasciare il Regno Unito. Dopo il successo della Brexit, Salmond in un’intervista a ITV ha annunciato a un referendum per l’indipendenza da Londra entro due anni. Infatti la Scozia aveva votato per la permanenza in Europa, ma la sua volontà popolare non è bastata. La richiesta del referendum scatterebbe appena Cameron dia inizio ai negoziati con Bruxelles per uscire dall’Unione Europea. “Noi vogliamo rimanere in Europa“, ha detto l’ex primo ministro, “anche se questo non significherà che adotteremo l’euro“. E dal suo partito, lo Scottish National Party, filtra “che bisognerà trovare qualche meccanismo per preservare il nostro rapporto con Bruxelles“.

Dello stesso parere è l’attuale leader scozzese Nicola Sturgeon: “La Scozia ha consegnato un voto chiaro, senza equivoci, per la permanenza nella Ue e accolgo con favore questo sostegno al nostro status europeo. Il voto qui chiarisce che il popolo scozzese vede il suo futuro nell’Unione Europea” ha aggiunto Sturgeon.

Altro fronte caldo potrebbe nascere in Irlanda del Nord. Anche qui potrebbe scattare un altro referendum ma per la totale annessione a Dublino, poiché la Repubblica d’Irlanda è fedelmente legata all’Unione Europea. “Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, quindi l’Irlanda dovrebbe andare al voto per la propria riunificazione“. Queste le parole del vicepremiere dell’Irlanda del Nord, McGuinnes. “Perché con la Brexit – ha spiegato – ci sono enormi conseguenze per l’intera isola d’Irlanda, che andrebbero contro le aspettative democratiche del popolo. L’elettorato dovrebbe avere il diritto di votare per mantenere un ruolo nell’Unione Europea“.

Adesso si devono fare i conti con la realtà anche se le suddette reazioni di Scozia e Irlanda del Nord arrivano a caldo e tutto può cambiare. Intanto bisogna anche comprendere cosa potrà accadere nelle prossime ore alle banche italiane.

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