9 Giugno 2015 - 11:13

Renzi, Marchionne e la toria dell'”unicum”

sergio marchionne

Dopo il “Partito della Nazione” il Premier/segretario Matteo Renzi rilancia l’idea di “Sindacato Unico” trovando la sponda dell’ad FCA Sergio Marchionne

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Non molti anni fa si diceva che “quando c’era Lui” tutti rigavano dritto, i treni erano in orario e nessuno stava poi così male.

Sempre Lui nel 1925 dopo aver costruito il “partito unico italiano” (a cui aderirono tutti, anche quelli contrari con un piccolo “aiuto”), introdusse il “sindacato unico” il cui scopo era quello di avere il monopolio della rappresentanza dei lavoratori a scapito di tutte le altre sigle presenti.

Erano anni particolari dove il pensiero unico e, solo, l’obbligo di tessera permettevano una vita senza alcun pensiero alla gente comune.

Nonostante tutte queste premesse, però, in questi giorni, dopo l’infelice proposta del “Partito della nazione”, si è iniziato a parlare di sindacato unico in barba a quei tempi.

L’idea di sindacato unico viene portata alla luce dal Premier/segretario Matteo Renzi il 22 maggio 2015 quando, ospite di “Bersaglio mobile” di Enrico Mentana, esprime il suo “sogno/disegno” sulla rappresentanza dei lavoratori.

“Mi piacerebbe arrivare un giorno al sindacato unico, ad una legge sulla rappresentanza sindacale e non più a sigle su sigle su sigle”; con queste parole lapidarie Renzi spalanca le porte, forse in maniera inconscia, di una macchina del tempo che riporta indietro di anni l’intera popolazione.

renzi e marchionne

Matteo Renzi e Sergio Marchionne

Le polemiche su questa inquietante prospettiva non sono mancate ma, ahimè, ci sono state anche diverse sponde alla “pazza idea” del Presidente del Consiglio.

L’ad di FCA Sergio Marchionne, infatti, non solo ha ribadito l’appoggio all’idea (ma guarda un po’) ma ha anche difeso l’intero impianto affermando che una situazione del genere non porterebbe assolutamente ad un regime totalitario, anzi.

Le parole di Marchionne(“Credo che in un settore come quello dell’auto un sindacato unico sia da farsi”) non solo aprono la strada ad una maggiore possibilità di azione sui lavoratori(i cui diritti sono ridotti ormai a zero) ma permettono di bloccare in maniera preventiva, data la possibilità di creare un sindacato “amico”, un qualsiasi tipo di protesta contro le “politiche aziendali”.

In un futuro, quindi, oltre ad una situazione “più che precaria” (dettata dall’infausto “Jobs Act”) gli italiani non avranno più alcun tipo di sostegno lavorativo né un “difensore” dei diritti di quello che fu il lavoratore.

Se il passato non può insegnare niente al presente, e il padre al figlio, allora la storia deve essere stanca di andare avanti e il mondo di sciupare una grande quantità di tempo.(Russel Hoban)

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