Riforma Scuola: ecco il piano di Brunetta per rilanciarla
La riforma della scuola orchestrata da Brunetta è basata su alcune priorità fondamentali. Ecco quali sono i capisaldi per la nuova scuola
Tra i veri “problemi” (o, quantomeno, tra le questioni fondamentali da affrontare immediatamente) per il Governo Draghi vi è sicuramente la riforma della scuola. E il nuovo ministro Renato Brunetta ha già in mente alcuni capisaldi per modificare le fondamenta di un sistema che non funziona poi chissà quanto bene. Tutto passa, almeno in prima battuta, dal reclutamento dei dipendenti pubblici. Quest’ultimo è più vicino di quanto si pensi. Infatti, da poco il Ministero ha approvato una riforma per quanto riguarda tutti i punti critici della pubblica amministrazione.
Per l’occasione, Brunetta ha dichiarato: “Forse tra una settimana, dieci giorni questo primo pacchetto sul reclutamento cambierà in un decreto che sarà approvato entro la metà di Aprile. Reclutamento, semplificazione, fare entrare i migliori, i primi concorsi che verranno sbloccati potranno già adottare queste forme di reclutamento meritocratico.“
Come detto già dallo stesso ministro, il futuro è tracciato, e parla di concorsi digitali, in primis. Infatti, la riforma della scuola permetterà di velocizzare l’iter per le assunzioni del pubblico impiego. Il nuovo modello di concorsi digitali presenterà test a crocette e computer grazie all’intelligenza artificiale.
La principale novità riguarda le nuove regole per sbloccare i concorsi già banditi, per quelli che saranno banditi durante lo stato di emergenza e per quelli a regime. La principale novità consiste nella riduzione dei concorsi pubblici a due sole prove, una scritta e una orale, con valutazione finale dei titoli per comporre il punteggio definitivo in graduatoria. Niente più pre-selettive quindi, ma neanche serie concatenate di diverse prove scritte. Nello specifico, il problema, però, risiede nella modalità in cui questa eventuale riforma dovrebbe essere applicata. E ciò coinvolge anche il problema degli esami.
La seconda prova scritta
Uno dei punti focali della riforma della scuola di Brunetta sarà la riforma della seconda prova scritta agli esami di quinta superiore. Bisogna, infatti, decidere come organizzarsi sulle discipline psico-pedagogiche e didattiche, alla quale avrebbero avuto accesso solo i candidati con punteggi superiori alla sufficienza nel primo scritto, quello disciplinare. Si sta pensando, non a caso, di adottare due o tre domande in base al numero di materie afferenti alla classe di concorso. Ma la cosa più importante sarà l’eliminazione della pre-selettiva.
Infatti, in questo modo, si dovrà trovare un altro sistema altrettanto intelligente per venire “in soccorso”. Occorrerà, infatti, un altro sistema di “scrematura” iniziale da adottare. Sul primo punto la soluzione è intuitiva: basterebbe aggiungere il quesito della seconda prova a quello/i della prima. Sulla questione dell’eliminazione della preselettiva si è aperta invece una polemica pretestuosa. Infatti, le slide illustrative pubblicate sul sito del Ministero della Pubblica Amministrazione spiegano che ci sarebbe una “fase di valutazione dei titoli riconosciuti”. In sostanza, il sistema dovrebbe diventare meritocratico. Il problema, però, è che quel modello penalizzerebbe fortemente i giovani, i neolaureati, perché in quanto tali non possono aver avuto il tempo di conseguire chissà quanti titoli né tanto meno di maturare servizio scolastico.
Una critica che appare pretestuosa, ma che invece è fondata nel momento in cui la riforma della scuola riprende esattamente il vecchio bando del concorso ordinario. Già lì, infatti, era presente una tabella di valutazione dei titoli culturali e di servizio. Vi erano venti punti massimi accumulabili sommando le due categorie di titoli. Già questo punteggio avrebbe naturalmente posto in una situazione di svantaggio un qualsiasi neo-laureato; eppure all’epoca nessuno gridò allo scandalo. Nell’ipotesi di Brunetta, questo calcolo avverrebbe in modo preliminare. Ma ciò non cambierebbe la sostanza: un neo-laureato potrebbe essere facilmente superato da candidati anagraficamente meno giovani o comunque con più titoli.
Ovviamente, la risposta di Brunetta non si è fatta attendere, ma c’è un punto molto più oscuro da chiarire.
La doppia retorica
Da parte di Brunetta, infatti, il piano elaborato per la riforma della scuola si è munito di una “doppia retorica”. Infatti, quest’ultima gioca tutta sull’età anagrafica e sulla “stagionatura” del precariato. In certi periodi, infatti, si grida in difesa di chi ha più di 36 mesi di servizio. Questi sono i precari storici vittime del sistema, sfruttati da anni per questo meritevoli di stabilizzazione (anche se nessuna istituzione dello Stato ha mai saggiato e valutato la qualità dell’esperienza acquisita e del lavoro svolto). Così, si scavalca chiunque (giovani, meno giovani, più o meno titolati) con concorsi straordinari o riservati.
In altri lidi, invece, chi difende la riforma della scuola si erge a paladino dei giovani neo-laureati. Posizioni che condannano i cittadini interessati a seguire la politica col fiato sospeso per capire se si è nella fase del “prima i precari” o in quella “prima i giovani” e sperare di appartenere a quella categoria nel momento giusto. L’età anagrafica, dunque, è sbandierata solamente quando serve ed elevata a titolo di merito, al pari della “stagionatura” del precariato che superati i 36 mesi a quanto pare diventa doc (ma senza alcun controllo qualità) e garantisce la rivendicazione di insondabili meriti e precedenze; dall’altra invece il merito vero, quello già valutato e certificato dai titoli, degradato a cartastraccia.
A questo punto, si può platealmente dire che il “prima il merito” tanto sbandierato in altri lidi non arriverà mai.
Le contrarietà del Governo
Ciò che emerge in modo più assurda è come, nel Governo stesso attraversato da mille anime, ci siano opinioni assolutamente divergenti sulla riforma della Scuola. Per esempio, tutto il Movimento 5 Stelle, così come anche Italia Viva, non vuol sentir parlare di concorsi semplificati. Per una larga fetta di Governo, le strade semplificate per le assunzioni sono assolutamente da escludere. Anche perché, ricordano, nello Stato si entra per merito e al termine di procedure concorsuali vere.
Dall’altro lato c’è invece chi, come la Lega o Liberi E Uguali, spinge per il “tutto e subito”. A portare la “bandiera” del concorso per titoli e servizi, con formazione e verifica alla fine dell’anno di prova, è il senatore della Lega Mario Pittoni. Quest’ultimo, dalla scorsa Estate, ha presentato un DDL ad hoc.
“Bisogna ripiegare su concorsi ordinari brucerebbe occasione storica per rimettere scuola in carreggiata.” ha dichiarato il leghista.
Un altro pieno sostenitore è il senatore Francesco Verducci del PD. Quest’ultimo ha dichiarato: “Serve una procedura straordinaria di stabilizzazione degli insegnanti precari. Una procedura immediata che si affianchi al completamento del concorso straordinario, nell’auspicio che al più presto parta anche il concorso ordinario. Contrastare il precariato è la prima riforma che serve per uscire dall’emergenza. Guai a chi crea una contrapposizione tra neolaureati e precari storici.“
Un riferimento plateale al Governo. E intanto sulla riforma della Scuola si nicchia.
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