11 Febbraio 2015 - 13:03

Roccaraso: neve, ma non solo

Inverno. Tempo di neve. Tempo di sci, baite e paesaggi imbiancati. Tempo di andare un po’ a ZONzo nel cuore del nostro stivale. Roccaraso: neve, ma non solo

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Perché se la neve non va spesso al Sud, è la gente del Sud che invece corre ogni anno verso la neve di Roccaraso. Comune della provincia dell’Aquila, Roccaraso è il cuore della più vasta area sciistica dell’Italia centromeridionale, il comprensorio dell’Alto Sangro, comprendente 160 km di piste da discesa e 36 impianti di risalita, che si sviluppano su un’altezza di 1500 m sul livello del mare.

Grazie ai suoi impianti sciistici sull’Aremogna, Roccaraso è al momento la maggiore stazione turistica montana dell’intero Appennino (ricordiamo a tal proposito che nello scorso 2014 il comprensorio sciistico dell’Alto Sangro ha ricevuto 8 milioni di euro dalla Regione dell’Abruzzo per l’ampliamento dei bacini idrici e per l’innevamento programmato), la quale si vede meta sempre più ambita di sciatori provetti, snowboarder incalliti, ciaspolatori temerari, impavidi trekkers e di semplici amanti delle gioie dell’inverno.

Perché Roccaraso è neve, ma non solo.

Sorta intorno all’anno 1000 nei pressi del torrente Rasinus, da cui prende il nome di Rocca Rasini, si sviluppa inizialmente come borgo pastorale e artigianale, per divenire poi solo verso la fine dell’800 giovane punto di riferimento dei primi turisti che, grazie all’apertura del collegamento ferroviario con Napoli, giungono a Roccaraso attratti dalla bellezza dell’ambiente naturale e accolti nei vari alberghi che in quell’epoca iniziavano a sorgere.

Con la seconda Guerra mondiale, Roccaraso, posizionata proprio sulla Linea Gustav – sistema di fortificazioni con cui i tedeschi cercarono di fermare l’avanzata degli Alleati dopo lo sbarco a Salerno – viene completamente rasa al suolo dai bombardamenti nazisti, che causarono anche la perdita di uno dei teatri più antichi d’Italia, costruito intorno al 1600.

Oggi infatti Roccaraso è tra le Città decorate al Valore Militare per la Guerra di Liberazione per i sacrifici delle sue popolazioni – culminate nell‘Eccidio di Pietransieri – e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale.

A partire dal secondo Dopoguerra quindi, gli abitanti di Roccaraso – che hanno la “tipica tempra” e la “dignitosa discrezione caratteristica di tutta la popolazione abruzzese – hanno saputo reinventarsi, valorizzando tutte le attrattive del territorio, fino a creare un sistema turistico integrato e destagionalizzato che ha svelato negli ultimi anni una Roccaraso attiva turisticamente sia in inverno che d’estate.

Annualmente si svolgono numerosissime gare anche di livello internazionale.

La prima gara di sci si tenne nel 1910. Nel marzo 2005 Roccaraso ha ospitato le finali maschili e femminili della Coppa europea, e nel 2012 ha ospitato i Campionati Mondiali juniores; a partire dagli anni ‘80 si è resa più volte tappa del Giro d’Italia; nel 2006 e nel 2007 al palaghiaccio “G.Bolino” di Roccaraso si sono svolti i Campionati Italiani di pattinaggio artistico a rotelle.

Ancora neve quindi, ma non solo. La settimana bianca si fa “verde”.

Roccaraso, che un po’ tutti siamo abituati a pensare “innevata”, sboccia all’interno del Parco nazionale della Maiella, uno dei 3 parchi nazionali dell’Abruzzo, che, con le sue 7 riserve naturali, oltre 150 specie animali, 2100 specie vegetali e alcuni tra i principali beni d’interesse culturale della Regione, tra cui 2 giardini botanici di grande livello, 4 musei naturalistici e archeologici, 19 tra eremi e monasteri, si svela agli occhi del passeggiatore sgombra del manto nevoso e bella più che mai sotto il sole della bella stagione, con le sue ricchezze culturali, i suoi rigogliosi paesaggi estivi e i suoi suggestivi boschi, ricchi di flora e fauna.

Tra cinghiali, camosci, gatti selvatici, puzzole, istrici – per citarne solo alcuni – che potremo incontrare tra i boschi, e aquile reali, falchi pellegrini, merli, cinciarelle, che potremo scorgere alzando le nostre teste, Roccaraso offre numerosi percorsi di trekking, in mountain bike ed escursioni a cavallo, in quanto è un ottimo punto di partenza per tutti i sentieri da fare lungo le vallate o, per gli escursionisti più esperti, risalendo le pendici dei monti del parco.

Numerosi nel Parco centri di visita e d’informazione, come quella del Centro visite del Lupo” del Corpo Forestale dello Stato a Popoli, che da alcuni anni svolge nel suo interno attività di educazione ambientale e visite guidate. Adiacente alla struttura troviamo diverse aree faunistiche dove gli animali vengono ospitati e curati, in condizione di semilibertà. Numerosi lupi che hanno subito incidenti o traumi qui vengono recuperati per poi essere reintrodotti.

Arrivati fin qui, ci potremo calare poi nei panni di “piccoli fotografi”: che sia con una Nikon, una Canon o con un semplice smartphone a portata di tutti, all’interno della zona faunistica è consentito restare in silenzio a osservare per individuare il lupo nella boscaglia al di là dei recinti.

E ancora grotte, fonti e sorgenti in freschi boschi di faggio, sentieri attrezzati che ci portano lungo affascinanti valloni, come in “Vallone dell’Orfento”, piccolo gioiello della natura, che brilla grazie alle sue pozze di acqua limpida e invitanti per bagnarsi i piedi durante il cammino.

Quindi neve, natura, cultura, ma non solo. Roccaraso è ambiente, sport e… tradizioni.

Tradizioni gastronomiche e ghiottonerie culinarie prima di tutto, per soddisfare non solo il corpo e la mente degli sportivi, ma anche il palato dei buongustai.

“Dammi la polenta e sarò più felice di Zeus” diceva Epicuro. Come dargli torto? Polenta salsicce e costatine, cazzariell’ e fagioli, arrosticini di capra, insalata di zolle, castrato con patate; cipollotti al timo, timballo di scrippelle, pastuccia, pepatelli, parrozzo, panzanella, sono solo alcuni dei piatti tipici locali da degustare all’ardore di un camino, tra baite, rifugi e chalet.

Profumi di bosco, zuppe dal sapore antico e genuino, gamma infinita di carni, insaccati invitanti e allettanti formaggi accompagnati dalle uve di Montepulciano. E se il cibo è cultura, i piatti della tradizione parlano di una terra dal clima freddo e dal cuore caldo.

Interessante a tal proposito, tra i vari eventi organizzati durante l’anno, la manifestazione che si tiene ad agosto “Cibo e ospitalità lungo la via degli Abruzzi”: un evento che si propone di far convergere antropologia, archeologia e cultura alimentare per raccontare la storia di un territorio e delle sue genti. L’evento, sotto il cielo stellato d’agosto, riesce a ricreare un’ambientazione d’epoca, in grado d’immergere il visitatore in un’esperienza che non è solo gastronomica, ma anche e soprattutto storica.

Turisti e curiosi vengono portati lungo  la “storica  via degli Abruzzi” – la rete delle vie antiche che nel territorio abruzzese toccava anche Roccaraso e Pescocostanzo – lungo la quale, tra degustazioni di cibi di un tempo e antichi sapori, in cui viene riproposta la cucina arcaica abruzzese mescolata ad alcune ricette dell’Antica Roma, viene narrata la storia delle antica gens abruzzese (Sanniti, Pentri e Peligni) e il modo in cui si dava conforto ai viaggiatori offrendo loro cibo e alloggio.

Viaggio e cibo. Antiche vie e antichi sapori. Tutto il tratto viario abbruzzese, fin dall’epoca romana, è stato infatti caratterizzato dalla presenza di stazioni di sosta, locande e osterie che davano ristoro a chi viaggiava.

È in questi luoghi dunque che sono nati tutti quei servizi legati al benessere del viaggiatore, che si sono poi evoluti nel corso del tempo, fino a regalarci oggi una “piccola e fresca cittadina di charme”, nascosta tra le pendici dell’Appennino, che trova il suo fascino non solo nella neve, ma nella capacità di svelare la sua bellezza 365 giorni l’anno, anche lontano dalle piste.

Allorché da Napoli si vuol tenere la via degli Abruzzi, s’incontra, dopo Castel di Sangro, in su l’aspra vetta di un monte un paese addimandato Roccaraso. Infatti, una rupe pressoché sempre coperta di neve solleva il paese, come uno spettro che esca da bianche lenzuola”

(Francesco Mastriani – scrittore, drammaturgo e giornalista italiano)

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