Romanzo ibrido, letteratura ed editoria. Riflessioni sul complesso mondo delle lettere
Un’analisi sul romanzo e sul proteiforme mondo della letteratura nella contemporaneità
Nella complessa debacle sulla forma ontologica, per così dire, del romanzo e sul suo ordine tripolare di scopo, intendimenti ed editoria, Raffaello Palumbo Mosca ritorna con il suo concetto di “romanzo-ibrido”, vale a dire quella particolare declinazione di romanzo che nella contemporaneità, pur avendo la sua genesi nell’Ottocento, trova il suo milieu particolare.
Il fine della letteratura è…la riflessione
L’autore ci dice che se non si può prescindere dal mercato, e dunque dall’aver presente le mode, i gusti commerciali, insomma tutto il carrozzone poco nobile dell’arte, non si può egualmente tener in poco conto che la letteratura debba aver come fine la riflessione, facendosi portatrice di arte, nell’accezione nata nella classicità e durata fino a quel XVIII secolo che segnò il discrimine tra ciò che la cultura classica ha cristallizzato e ciò che la complessità contemporanea rinnova. In buona sostanza ci dice Palumbo Mosca che una letteratura di via di mezzo, secondo la teorizzazione che ne ha fatto la Simonetti, – una nomenclatura di letteratura per indicare né un genere che si situa nel senso classico e tassonomico, e che elude l’etichetta di genere, ma che non è legata ai parametri del commercio, o quantomeno non ne è dipendente – è possibile proprio facendo riferimento all’ibridazione letteraria, e di esempi ne porta a sua sostegno: il saggio contaminato con il reportage di viaggio, il romanzo aperto alla storia, o agli scritti giornalistici, il tutto senza deviare dal medium letterario, cioè al suo potenziale simbolico.
Un nuovo umanesimo per la letteratura
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