8 Luglio 2019 - 15:20

Salvini, tra propaganda e (soliti) errori diffusi

Salvini Gregoretti Aggredito Fisco

Salvini, tra propaganda e (soliti) errori dell’opposizione si delinea il futuro italico

Nell’Italia degli anni duemila le certezze sono ormai poche. Dall’instabilità diffusa alla costante strategia della paura, sono ormai diventati pochi gli argomenti pienamente oggettivi. In realtà, però, se si scava a fondo si riesce a trovare due elementi che, praticamente, sono immortali.

Con le vicende della Sea Watch e della Alex, che ha portato all’ennesimo scontro tra Salvini e le ONG, questi due elementi si sono pienamente – e nuovamente – rivelati.
Il primo, purtroppo non del tutto visibile, è quello che riguarda un amore incondizionato per la propaganda nel nostro Paese. In sostanza, ciò che Salvini fa con (ahimè) molto successo da circa due anni, è semplicemente celare un più ampio problema con uno – presunto – di portata minore. Il tutto si può attestare proprio nella problematica fondamentale degli ultimi giorni: l’immigrazione.

La guerra (ormai dichiarata) con le ong, pur non portando ad alcun risultato specifico, genera un leader carismatico mediatico che si fa rispettare all’apparenza, che si rivela un re nudo, alla fine dei conti. Il dato, fondamentale nel quadro nazionale odierno, si ricollega al secondo punto. La lotta dichiarata – almeno da alcune forze politiche – al populismo ha in realtà già avuto un epilogo qualche mese fa. L’errore in questione non è nuovo, anzi.

Si può facilmente dire che si è fatto avanti durante il periodo del “berlusconismoe successivamente declinato ai casi di specie. Sottovalutando e screditando dal lato sbagliato l’avversario (politico) non lo si danneggia per nulla ma lo si rafforza ogni volta che lo si nomina. Perché?

Perché semplicemente viene fatta pubblicità – rafforzando il primo punto – e la stessa critica torna indietro come un boomerang fino all’auto-stordimento. La vera lotta, quindi, dovrebbe passare dai dati – esempio questione barchini, la mancanza di totale efficienza (almeno immergendosi nel Salvini pensiero) dei due Decreti Sicurezza ecc. – e non dalla mera arena tra favorevoli o contrari.

In tutto questo scenario si trova anche il M5S. Il movimento di Di Maio sembra aver perso totalmente la rotta e tra toppe interne e slalom esterni tenta di mantenersi in piedi fino al definitivo cambio della guardia.