5 Novembre 2015 - 20:21

Ancora scandali in Vaticano: scoppia “Vatileaks2”

musei vaticani

Non cessano le voci, le accuse, le imputazioni allo Stato Pontificio, che dopo tre anni è al centro di nuovo scandalo, Vatileaks2

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La saga “Vatileaks” continua: tre anni fa il primo capitolo, quando Paolo Gabriele, il maggiordomo personale dell’allora papa Benedetto XVI riuscì a sottrare documenti riservatissimi, da cui emersero informazioni riguardo la gestione, irregolare ed illecita, delle finanze vaticane e delle lotte di potere intestine. La vicenda si concluse con l’arresto di Paolo Gabriele, accusato di furto aggravato, condannato a 3 anni di reclusione, poi posto agli arresti domiciliari, e con le dimissioni del sommo Pontefice.

Gli anni passano, i personaggi cambiano, ma non le dinamiche, né gli intricati rapporti di potere, né le insinuazioni in capo alla Santa Sede. Al centro del nuovo scandalo vi sono il monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, esponente di peso dell’Opus Dei, e Francesca Chaouqui, giovane lobbista e membro della COSESanta Sede, Vatileaks2, Commissione Referente di Studio e di Indirizzo sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede. Un organo figlio del progetto rivoluzionario – si fa per dire – di Papa Francesco, il quale, nei primi giorni del suo mandato, aveva annunciato un cambio di marcia in casa Vaticano, al fine di mitigare ed ostacolare qualsivoglia velleità di potere tra i prelati.

I due, vicinissimi all’élite vaticana, sono accusati di estorsione ed intrusione informatica: in breve, hanno trasmesso documenti riservati, che ancora una volta fanno emergere retroscena oscuri. Tangenti, riciclaggio di denaro, conti sospetti, che coinvolgono nuovamente lo IOR, l’Istituto per le opere religiose, e l’APSA, l’amministrazione del patrimonio della Santa Sede, a cui hanno attinto terzi, e destinati a finalità difformi rispetto a quelle previste dal regolamento dell’organismo.

Inscritto nelle indagini anche il consorte della Chaouqui, Corrado Lanino, esperto informatico, il quale ha hackerato e carpito informazioni direttamente dai portali della Santa Sede. Un filone avviato dalla Procura di Terni, che si inserisce all’interno di un quadro già altamente complesso, e allarmante per la Chiesa di Roma. Ancora una volta.

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