14 Gennaio 2018 - 10:41

Schieramenti e leader nel periodo di definizione delle liste per le elezioni politiche

sistema partitico italiano

Schieramenti e leader in vista delle elezioni politiche 2018. Ecco lo screening delle maggiori liste della competizione elettorale

La campagna elettorale è ufficialmente cominciata e, in attesa di definire le ultime strategie, i leader dei diversi schieramenti hanno cominciato a mostrare le prime mosse da mettere in campo.

La situazione, che per semplicità verrà divisa per singola area associata ad uno o più leader, contempla tanto la modellazione degli atteggiamenti – in base alle prime proiezioni – quanto la contromossa da adottare.

Centro – destra: caso più unico che raro con la corsa alla leadership e alla smentita di una proposta dell’alleato. Salvini e Berlusconi (non candidabile al momento) si contendono tanto l’appeal elettorale quanto la guida della coalizione con Giorgia Meloni ad appoggiare il segretario leghista e quarto Polo con il Cavaliere. Questo dualismo, associato ai continui rilanci poi smentiti, rappresenta il vero punto debole della coalizione che pur essendo data vincente rischia di perdere buona parte dell’elettorato per l’inceretezza nella futura gestione.

Centro – sinistra: Renzi ha praticamente imposto la propria visione, con un ulteriore spostamento al centro – che guarda a destra se si considerano gli ex alfaniani confluiti in Civica popolare del Ministro Lorenzin – e un contrattacco continuo al M5s e mai agli storici avversari (divenuti nel tempo alleati diverse volte). La vicenda De Benedetti ha sicuramente abbassato l’attrazione verso il polo guidato dai democratici e la tattica del contrattacco continuo – unito al disperato tentativo di difendere le proprie politiche ad ogni costo – ne riduce persino l’affidabilità sul da farsi. A questo si aggiungono gli ormai noti conflitti interni, dettati per ora a vicende territoriali (leggi Campania, Lombardia, Lazio e Puglia), che indeboliscono ulteriormente la forza (tanto elettorale quanto politica).

M5s: Senza dubbio il più bersagliato – entrambe le coalizioni lo identificano come reale avversario – ma il più attivo sotto il profilo dell’innovazione (politica) interna e del raggio d’azione. Di Maio, per il momento, sembra reggere bene il colpo – considerando anche il confronto con tribune (gli imprenditori) non del tutto solite al movimento – ma qualche inciampo di troppo potrebbe compromettere parte del lavoro fatto per un nuovo possibile elettorato. Gli scontri sugli enti locali – spesso provacati da conflitti istituzionali in cui viene evidenziata la differenza di appartenenza – potrebbero inoltre limare ancor di più il popolo degli elettori, indirizzando molti indecisi più verso l’astensione che al voto ai pentastellati.

Liberi e uguali: L’entusiasmo per la scelta di Grasso come leader della lista è ben presto scemato, portando lo schieramento ad una drastica riduzione nelle proiezioni dei consensi. A questo vanno aggiunte anche le dichiarazioni rese, analizzate in un precedente approfondimento, e l’ambiguità nell’affrontare le prossime regionali nel Lazio. La possibilità di appoggiare Zingaretti, infatti, non solo farebbe decadere tutto l’impianto su cui si fonda il progetto di SI ed ex minoranza dem ma renderebbe, agli occhi dell’elettorato, Liberi e uguali inaffidabile sul da farsi.

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