“Solo: A Star Wars Story”, spin off all’altezza dell’epopea stellare?
“Solo: a Star Wars Story” è uno spin off che si cala nell’Universo di Guerre Stellari. Il film scava la superficie della storia di Han Solo come il Millenium Falcon solcherebbe il terreno in un atterraggio di emergenza
“È un tempo senza legge. I sindacati del crimine competono per le risorse […]. Sul pianeta della costruzione navale di Corellia, la terribile Lady Proxima costringe i fuggiaschi ad una vita criminale in cambio di riparo e protezione. Su queste strade meschine, un giovane lotta per la sopravvivenza, ma desidera volare tra le stelle.”
Silenzio, buio, lo schermo si illumina e scivolano via queste parole. È così che comincia “Solo: A Star Wars Story”, origin story ambientata nell’universo di Guerre Stellari.
Secondo spin-off della saga ufficiale dopo “Rogue One“, “Solo” si pone cronologicamente tra l’”Episodio III – La vendetta dei Sith” e l’”Episodio IV – Una nuova speranza”. Il film si incentra intorno alle vicende del giovane Han Solo, iconico personaggio ideato da George Lucas e che ha il volto, nella saga ufficiale, di Harrison Ford.
Ecco com’è nato il mito di Han Solo
Lo spin off è dedicato alla giovinezza di Han Solo, in un periodo in cui la Galassia vive tempi terribili. Sindacati del Crimine, infatti, dominano attraverso il contrabbando di profughi, schiavi e carburante raffinato, mentre l’Impero tiene in pugno intere popolazioni.
È una vera lotta per la sopravvivenza: Han fugge per conquistare la propria libertà e quella della ragazza che ama, Qu’ra. Sogna di pilotare una nave spaziale che lo faccia volare tra le stelle. È intrepido, eppure beffato dal destino che lo separa dalla sua metà.
Il giovane si arruola come pilota, covando il proposito di tornare a prendere la sua amata. È irruento ed idealista, determinato fino all’osso, con un fedele wookiee su cui contare.
Una storia quasi archetipica
La storia ricalca le strutture del classico “romanzo di formazione“: un giovane, proveniente dai fangosi bassifondi, aspira ad ascendere ad una dimensione stellare. Dopo una presa di coscienza della complessità della vita e del grado provvidenziale del proprio talento, è determinato a trarsi in salvo. E portare la propria donna lontano, con sé.
In questo scenario tradizionale, ognuno recita il proprio copione: dalla “spalla” di malefatte di Han, Tobias Beckett, alla volubile Qi’ra, gioia e miraggio, al fedele compagno di avventure Chewbacca, passando Lando Calrissan e Dryden Vos.
La svolta: la fuga da Kassel
Il minimalismo sacrifica concetti assenti nella pellicola quali la Forza, i Jedi, la profondità epica ed eroica legata ai grandi scontri dell’epopea stellare. Eppure, a guarire la delusione, ci pensa il momento epocale del film e visivamente più suggestivo: la fuga da Kassel.
Questo evento leggendario era stato solo accennato in “Una nuova speranza”, il primissimo film della saga. Han, parlando con Obi-Wan Kenobi, ammette con orgoglio di aver percorso la “rotta di Kessel” in soli 12 parsec, a bordo del suo inestimabile Millennium Falcon.
I fan, inizialmente confusi, sanno ora la verità: il pilota, in una disperata fuga da Kessel, sostituisce la rotta ordinaria, che misura 20 parsec, con un’altra più breve. Il percorso elaborato da L3 fa svettare la navicella in un corridoio strettissimo ed il combustibile extra, aggiunto da Beckett, prepara la navicella al salto nell’iperspazio.
Pregi e difetti di “Solo”
“Solo” porta sulle spalle la responsabilità di dover essere all’altezza di una mitologia così prestigiosa, acclamata dai fan di più generazioni. Bisogna ammettere che sia riuscito a colmare le aspettative degli appassionati di narrativa stellare, ma solo in parte.
La pecca della pellicola è la sua lavorazione tribolata, conseguenza del repentino cambio di regia. Ma la decisione di sostituire Phil Lord e Chris Miller con Ron Howard non è venuta, alla fine, per nuocere. Il nuovo incaricato, discepolo di Lucas, ha offerto al progetto scenari maestosi, atmosfere suggestive e classicheggianti, fluidità narrativa.
Altro pregio del film è la fitta rete di citazioni con le altre opere dell’epopea stellare. Cogliere i rimandi significa, per lo spettatore, sentirsi parte di un macrocosmo familiare: sarà Han a sparare per primo. Il riferimento è alla vecchia diatriba che coinvolse una parte del fandom di Star Wars, contrario alla decisione di George Lucas di riadattare la nota sequenza nella quale Han preme per primo il grilletto, sbarazzandosi di Greedo.
La Marvellizzazione di Star Wars
Proprio per via dei fitti richiami tra i vari film, si è parlato di una Marvellizzazione di Star Wars, dal momento che quest’ultimo è stato accolto nella famiglia Disney.
Se da un lato ciò è un elemento stimolante, dall’altro causa una incompiutezza filmica: “Solo“, pur presentandosi come autoconclusivo, si chiude con una trama sospesa. E lo stesso processo di crescita di Han, nonostante si articoli in varie fasi, dà l’impressione di mancare di un vero coronamento.
Inoltre, non è facile per Alden Ehrenreich scontrarsi con un colosso come Harrison Ford, interprete storico di Han che pare proprio insostituibile. Il giovane attore, però, convince: nel rapporto di amicizia con Chewbacca, nel primo incontro con il Millenium Falcon, nel modo, quasi identico all’originale, con cui imbraccia l’arma, nel carisma in missioni meravigliose. E’ proprio il caso dirsi, questa volta: “Ho un un buon presentimento“.
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