Riaprono gli stadi e riecco gli imbecilli: non ne “usciamo migliori”
Il calcio si è riappropriato della sua vera anima, i tifosi. Ritornano striscioni e cori negli stadi, ma anche l’ignoranza di chi dovrebbe essere isolato
“Non facciamo di tutta l’erba un fascio”, sì ma questa erba continua ad essere coltivata negli stadi e spesso non sono soltanto i soliti tifosi ignoranti. Il calcio finalmente ha ritrovato il suo centro propulsore, che è il tifo, innegabile. Ma il problema del razzismo, e non solo, rimane.
Siamo soltanto alla settima giornata del campionato e già abbiamo assistito a scene imperdonabili. Maignan vittima di ululati ed epiteti razzisti da parte di un tifoso all’Allianz Stadium, per fortuna identificato dalla Juventus in collaborazione con il Milan e la Procura. Non bastano le scuse del giorno dopo, il “mi vergogno” lo abbiamo sentito troppe volte. Ci sono i mezzi, per allontanare questa gente e per rieducare i tifosi.
Perché il calcio è un libro da leggere per i più giovani, una garanzia di racconto per il futuro, di testimonianza. I messaggi sono importanti e di certo un avversario rivale non bisogna distrarlo offendendolo. Tifare dovrebbe andare di pari passo con sostenere: che siano i propri colori, i giocatori e in alcune circostanze anche gli avversari.
Certo quando è un’intera curva a cantare “zingaro” a Vlahovic poi la domanda sorge spontanea: queste persone potranno essere educate o è tempo perso? Il calcio richiede una risposta, subito.
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