7 Dicembre 2019 - 08:00

Storia Di Un Matrimonio: Noah Baumbach e le famiglie disfunzionali

Storia Di Un Matrimonio

Con Storia Di Un Matrimonio, appena approdato su Netflix, il regista gira il suo miglior film. E si avvale di un cast semplicemente fantastico

Da sempre, in campo filmico, siamo stati abituati a vedere Netflix (sempre più spesso) come il male vero e proprio del mondo cinematografico. Questo perché le sue produzioni molto spesso non sono state all’altezza delle aspettative. Anzi, il più delle volte le hanno completamente tradite. Ultimamente, però, il trend sembra essersi completamente invertito. Complice anche la collaborazione con autori prestigiosi (ultimo, Martin Scorsese), la qualità delle pellicole prodotte è cresciuta a dismisura. In questo campo rientra anche Storia Di Un Matrimonio.

Noah Baumbach è un nome relativamente recente della cinematografia mondiale. Soprattutto se si pensa che il suo primo film da regista, Scalciando E Strillando, è datato 1995. Ma Noah Baumbach non è solamente un regista. Lui è prima di tutto un autore, che potenzialmente negli anni a venire potrebbe diventare uno dei principali nomi ad Hollywood. E, con il suo Storia Di Un Matrimonio, riesce a far capire all’intero pubblico “mainstream” che si può riuscire ancora a fare cinema colto riuscendo anche a coinvolgere e divertire. Con lui, risorge anche quella parte di raffinatezza il cui ultimo esponente (per ordine di tempo) è stato Woody Allen.

Il film risulta divertente, duro da digerire e commovente allo stesso tempo, coinvolgendo lo spettatore e regalandogli due ore e sedici di cinema vero. Quello che servirebbe per riempire nuovamente le sale, quello di cui l’intero sistema della settima arte avrebbe bisogno. Accanto a lui, Noah Baumbach sceglie esponenti molto importanti del firmamento mondiale. Scarlett Johansson, Adam DriverLaura Dern e Ray Liotta dimostrano di avere ancora molto da dire in campo internazionale.

Ma caliamoci meglio in questa vicenda molto toccante.

Il peso di un divorzio

Storia Di Un Matrimonio ci cala subito in una realtà “all’ordine del giorno”, ormai. Protagonista è, come nella migliore tradizione di Baumbach, una famiglia disfunzionale, composta da Nicole (Scarlett Johansson), Charlie (Adam Driver) e dal loro figlio Henry (Azhy Robertson). Un tempo Nicole e Charlie erano felicemente sposati. Lei, ex star giovanile del film All Over The Girl, aveva accantonato la sua carriera per diventare la musa del marito, regista di talento con in testa un sogno: Broadway.

Rapidamente, però, tutto cambia. Il loro divorzio diventa inevitabile, quando gli strascichi del passato diventano pesanti come macigni, impossibili da superare. Così ingaggiano entrambi degli avvocati, Nora Fanshaw (Laura Dern) e Bert Spitz (Alan Alda) per porre fine alla contesa. Il tutto sembra essere di facile risoluzione, ma dal punto di vista giudiziario i loro avvocati dimostrano una vera e propria “furia” nel rovinare la propria controparte.

Nonostante la bagarre in tribunale si dimostri più assetata che mai, al di fuori i loro rapporti restano naturali, tanto da confrontarsi e decidere di risolvere la situazione da soli. Così, Storia Di Un Matrimonio racconta l’esplodere e l’attenuarsi di un rapporto ormai indissolubilmente sciolto.

La dimensione teatrale del racconto di Baumbach

Inutile cincischiare: Baumbach, con Storia Di Un Matrimonio, firma il suo miglior film. Oltre a dare una visione anacronistica sul teatro e sulla sua importanza, la pellicola riesce a mantenersi attuale e a porre una seria riflessione su un argomento ostico come la separazione e tutto ciò che comporta a livello familiare.

Il regista scrive un copione spaziale, dosando ottimamente dramma e commedia, attestandosi su canoni molto esistenziali, ricorrendo anche alla simbologia per rafforzare il messaggio. Nonostante questo, Storia Di Un Matrimonio resta un film leggero e incredibilmente scorrevole, anche se con un finale molto duro e quasi strappalacrime. Dall’aspetto intellettuale ma sempre fine, sulla falsa riga delle pellicole targate Woody Allen e di melò d’altri tempi come Kramer Contro Kramer.

Questo è un grande pregio, in quanto potrebbe risultare didascalico in un primo momento, salvo poi catalizzare l’attenzione dello spettatore tramite dialoghi (talvolta anche surreali) di un’intensità clamorosa. Il merito, oltre che del copione, è anche di chi lo recita. Troviamo infatti una Scarlett Johansson alla miglior performance della sua carriera e un Adam Driver camaleontico, emotivo, che conferma di essere uno dei migliori attori in circolazione. Ma non solo, perché anche le comparse fanno il loro egregio lavoro. Laura Dern riesce ad essere potente e biforcuta, grazie anche ad un monologo impressionante. Ray Liotta diverte e mostra la sua attitudine anche in ruoli comici.

Del teatro, Baumbach riprende anche la regia, molto affezionata al piano sequenza, talvolta anche documentaristica, ma davvero cristallina e potente. La fotografia è “velata“, scenografia e ambientazioni sono curate in modo davvero superbo, strizzando ancora una volta l’occhio ad un cinema vintage di cui si avverte fortemente l’influsso. Anche il montaggio, con le sue dissolvenze incrociate, ne subisce il fascino. Insomma, Storia Di Un Matrimonio è un film a regola d’arte.

Troppo aulico?

Non ci sono critiche, né appunti da fare a Storia Di Un Matrimonio. Semmai, se proprio si volesse trovare un difetto (chiamarlo così sembra già una presa in giro), si potrebbe obiettare sul fatto che sembra un film cervellotico, costruito apposta per vincere e fare incetta di premi agli Oscar.

In realtà, la bravura di tutta l’equipe dietro al film, qui, sta anche nel rendere anche i silenzi “eloquenti”, come se la storia si sviluppasse anche attraverso di loro. E questo fattore è incredibilmente importante, soprattutto per una storia ad ampio respiro e da temi particolari da affrontare, come il dramma di una separazione.

Per cui, sì, sicuramente Storia Di Un Matrimonio resta un film che potrebbe restare anche un po’ ostico per gli spettatori meno abituati. Ma è cinema puro, d’altri tempi pur essendo attualissimo, gigante. E anche Baumbach ne è consapevole, di essere diventato un gigante.