28 Aprile 2016 - 21:59

Sud, il binomio mafia-politica

Sud

Nell’Italia del Sud domina la cultura del malaffare, una filosofia di vita consistente in un inscindibile binomio mafia-politica dove, per “fare economia”, occorre essere scaltri e agire nel mondo dell’illegalità. Ne parla Roberto Saviano su Repubblica

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Sud – La questione meridionale, in tutte le sue sfaccettature e contraddizioni, non costituisce di certo un mistero, come non lo sono gli innumerevoli dibattiti politici sorti in merito nella storia del Paese, dall’Unità fino ad oggi. Tuttavia, il problema del male di cui si discute consiste nel suo stesso ed esclusivo parlare, dal momento che lo stato italiano, pur disponendo dei mezzi per poter combattere la mentalità criminale, ha spesso limitato il proprio potere per timore di violente ripercussioni. Le istituzioni hanno sempre teso a delegare la piena responsabilità a singoli individui, i quali si sono fatti carico di un drammatico scenario mafioso, difficile da contrastare (si pensi a figure quali Falcone e Borsellino).

SudDi questo timore, o meglio, di questa debolezza istituzionale come un’anomalia tipicamente italiana ne parla lo stesso Roberto Saviano, il quale critica la permissività concessa a figure mafiose come il camorrista Zagaria. I personaggi in questione non hanno semplicemente pagato profumatamente gli avvocati al fine di sfuggire alla legge, bensì hanno ottenuto la possibilità di inserirsi pienamente nel circuito affaristico e politico italiano. Il noto giornalista afferma, infatti, che Alessandro Zagaria, grazie ai contatti e agli appoggi taciti di cui godeva nell’imprenditoria, vinse numerosi appalti, fra i quali le mense universitarie, bar e attività di ristorazione. Si trattava di un vero monopolio, reso paradossalmente possibile dalle stesse categorie lavorative, come allo stesso modo la politica, entrambe minacciate o strumentalizzate dalla Mafia. Emerge, in sintesi, un circolo vizioso trilaterale, nel quale la criminalità organizzata tocca con mano l’agognato settore dell’imprenditoria, utilizzando la politica come mezzo di interlocuzione, nonché una garanzia legale di legittimazione legata a questioni totalmente illegali. Nell’articolo di Saviano, quale esempio di questo familiare meccanismo, vengono infatti nominati i criminali Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Costoro hanno dimostrato, durante il recente processo legato ai fatti di “Mafia Capitale”, un’egemonia decisionale indiscussa nella gestione politica dell’elettorato e degli appalti. Il potere mafioso veniva esercitato ricorrendo a qualsivoglia genere d’intimidazione nei confronti di una classe dirigente arrendevole e complice: Stefano Graziano, presidente del PD della Regione Campania, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per la richiesta di appoggio elettorale nell’elezione del Consiglio Regionale.

Sulla base di questi dati, si può affermare che il Sud Italia sia affetto da un cancro sociale, il quale si annida nelle sue stesse radici, minandone lo sviluppo civile e culturale. Come può infatti progredire un Paese, se i centri nevralgici del potere, (politica ed imprenditoria), sono compromessi e inquinati dalla piaga della corruzione?

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