Telegram: in Russia l’unica app che non si piega alla censura
Telegram resiste alla censura. Il New York Times apre un canale per "offrire ai lettori di tutto il mondo notizie imparziali"

Da quando è trapelata la notizia che Instagram sarebbe stato oscurato in Russia, gli account dei siti di informazione hanno invitato i propri follower a confluire su Telegram. La piattaforma di messaggistica rappresenta per i connazionali di Putin l’unico canale dove ci si può informare senza censure sulla guerra in Ucraina.
Telegram: come è nato
Telegram ha debuttato nel 2013 grazie all’idea dell’imprenditore russo Pavel Durov. Durov, allora ventinovenne, era già il padre di un social, Vkontakte (VK), simile a Facebook. Telegram garantisce la sicurezza dei suoi utenti: le chat possono essere segrete (tramite la crittografia end-t-end) e i dati, come si apprende sul sito istituzionale dell’azienda, «sono controllati da differenti entità legali che a loro volta sono distribuite sotto diverse giurisdizioni….per questo possiamo assicurare che nessun governo o insieme di governi con la stessa mentalità può ostacolare la privacy e la libertà di espressione delle persone».
“Telegram è diventata la mia principale fonte di notizie“, ha spiegato alla National Public Radio un profugo ucraino che è riuscito a mettersi in salvo insieme alla sua famiglia. Non a caso il New York Times ha deciso di creare un canale ufficiale sulla piattaforma di messaggistica “per offrire ai lettori di tutto il mondo notizie imparziali e indipendenti, assicurandosi che continuino a poter accedere a una copertura accurata degli eventi globali”.
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO