14 Marzo 2020 - 12:53

The Pale Horse: Agatha Christie e la rilettura in salsa folk

Prime Video The Pale Horse

The Pale Horse, dopo essere andata in onda sulla BBC, sbarca su Prime Video. E ridà vita ad un’icona troppo presto dimenticata del giallo: Agatha Christie

Sembra che, negli ultimi tempi, vada molto di moda il revival. L’adattamento di classici della letteratura del ‘900 e non, soprattutto per quel che concerne l’Inghilterra, ha permesso ai produttori di confezionare varie miniserie tratte dai più vari capolavori letterari. In principio, ci fu Jekyll, ottimo adattamento da parte di Steven Moffat del noto romanzo di Robert Louis Stevenson. Successivamente ci sono stati ottimi esempi come Sherlock, il recente Dracula. Ora, la BBC si sposta su The Pale Horse.

Cosa ha portato la nota emittente televisiva BBC a considerare l’adattamento televisivo di una delle maggiori opere della regina del giallo Agatha Christie? Innanzitutto, il notevole trend già messo in campo dalle altre opere già citate. Non è, infatti, un mistero, che queste ultime siano diventate vere e proprie serie TV “cult”, destinate a far parlare di loro e a posizionarsi nell’immaginario collettivo di ognuno (soprattutto per la propria diffusione su Netflix). Ecco, a questo proposito Prime Video ha deciso di seguire la scia e di provare prima l’esperimento (riuscito a metà) con ABC Murders e poi riproporlo con The Pale Horse.

Anche questa volta, si punta più che altro su un nome principale “ad effetto” (com’era stato John Malkovich per ABC Murders). E quindi, ecco che Rufus Sewell diventa il perfetto protagonista di una serie che differisce dal romanzo originale, soprattutto per la sua deriva quasi “folk-horror“, tale da ricordare (per le atmosfere opprimenti) capolavori come The Wicker Man. Esaminiamo, allora, questa serie molto particolare.

Un uomo preso di mira

La vicenda, probabilmente, per gli “aficionados” del giallo classico sarà conosciuta. Ma occorre comunque ricapitolare. The Pale Horse trae la sua storia dalla misteriosa morte di Jessie Davis (interpretata da Madeleine Bowyer). Per fare luce sulla sua morte viene incaricato il detective Stanley Lejeune (Sean Pertwee). Indagando, quest’ultimo scopre una lista di nomi in una scarpa del cadavere della donna.

Nell’inquietante lista c’è anche il nome dello scrittore Mark Easterbrook (Rufus Sewell), protagonista della vicenda. Quest’ultimo, temendo per la propria incolumità e per quella della moglie, incomincia ad assistere il detective nelle indagini. C’è, però, un particolare inquietante: quello di Easterbrook è l’unico nome della lista ad essere completo, e accanto ad esso vi è segnato un punto interrogativo.

Questo è solo l’inizio di un lungo e tortuoso cammino che porterà Mark al villaggio Much Deeping, dove la sua ex moglie Delphine (Georgina Campbell), morta in un incidente, nascondeva oscuri segreti.

La rilettura folk horror

The Pale Horse non è un prodotto nuovo. Anzi, i più potrebbero storcere, in quanto si tratta di un riadattamento che pare quasi anacronistico per i tempi che corrono. In un’epoca pieno di streaming compulsivo e binge-watching, la miniserie BBC si contraddistingue per la sua durata brevissima di due ore. Nonostante ciò, la rilettura del racconto appare fresca, innovativa e soprattutto abbandona il classico stereotipo giallo che accompagna l’autrice.

La mossa vincente della miniserie, infatti, è quella di optare per matrici più “oscure”, atmosfere rarefatte quasi da folk horror, impregnate di suspense e di tensione causata più dal “non visto” che da altro. Questo mood cupo garantisce una sorta di innovatività che ben si presta all’intero racconto della Christie e che ne inverte le caratteristiche. Il The Pale Horse della scrittrice, infatti, si manteneva su toni tenui, quasi da commedia. Qui, invece, ci si sposta su prodotti più particolari, su atmosfere degne di film quali The Witch, Midsommar e Kill List. E ben si sposano queste atmosfere con una storia esoterica e macabra.

Anche il cast risulta azzeccato. Rufus Sewell è ormai una certezza qualsiasi ruolo gli si proponga, e nell’interpretare Easterbrook dà il meglio di sé, grazie anche ad una regia immersiva. Cattivo, superstizioso, ma allo stesso tempo peccaminoso e sprezzante nei confronti degli altri, qualità che avallano la sua “discesa negli inferi”. Insomma, incarna perfettamente lo spirito borghese dell’epoca. Kaya Scodelario dà una prova di forza, impersonando la matrice battagliera delle donne e una sorta di femminismo anacronistico.

Non per i puristi

Diciamocelo subito: se vi aspettate il classico giallo da “delitto, indagine e colpevole” cambiate completamente strada. The Pale Horse, nel suo porting verso toni più macabri e anche più violenti, perde quasi completamente le caratteristiche “da indagine” che il romanzo di Agatha Christie possedeva.

Sarah Phelps ne trae una versione iconoclasta, agendo di più sui simbolismi e sulla loro decostruzione che nemmeno sul racconto stesso. Ne risulta una destrutturazione della trama che ai puristi sicuramente farà storcere il naso. Oltre a queste avvertenze, risulta anche sottotono l’ambiente fotografico (se non per un paio di scene davvero interessanti). La tecnica, però, al contempo, viene risollevata da scenografie all’altezza della situazione e da un pathos che sale man mano che la narrazione avanza.

Certo, non si tratta del capolavoro della serialità moderna. Ma, come al solito, The Pale Horse risulta un prodotto ben fatto e intelligente, sebbene sia indubbiamente influenzato da altri lavori simili che stanno andando forte, in quest’epoca di “rifondazione” del folk.