13 Febbraio 2016 - 16:19

Un Notturno di donna apparentemente tranquillo…

È andato in scena, al Teatro delle Arti di Salerno, lo spettacolo di Annibale Ruccello intitolato “Notturno di donna con ospiti”. L’insuperabile Giuliana De Sio nei panni della “bimba” Adriana

[ads1]Una rappresentazione stupefacente è andata in scena al Teatro Delle Arti di Salerno, con l’insuperabile ed autentica Giuliana De Sio nell’opera di Annibale Ruccello “Notturno di Donna con ospiti”, con la regia di Enrico Maria Lamanna. Numerose le repliche in numerosi palcoscenici italiani. Un testo che viene interpretato in scena, da oltre venti anni, da Giuliana De Sio.

Un’opera sicuramene di successo, che attraversa diversi generi teatrali quali il dramma, la commedia ed il thriller, continuando ad ottenere considerevoli riscontri di critica e di pubblico. Un testo forte, dal sapore “agrodolce”, che condensa tantissime emozioni esprimendo a pieno il suo autore, Annibale Ruccello.  Un autore emblema di una generazione ansiosa di ricreare un teatro nuovo del reale idoneo a esternare le dinamiche sociali, le difficoltà, il malessere e il disagio psicologico continuamente presente nella società contemporanea, ma capace anche di ridere nella tragedia.

Notturno di donnaLa storia mostra uno spaccato familiare durante gli anni ’80, apparentemente tranquillo e abitudinario, influenzato, poi, dai “fantasmi” del passato, alimentati dalle inibizioni e dalle ingiustizie occasionalmente riproposte dalla quotidianità. La protagonista è una donna normale, che vive in una casa isolata nell’hinterland di Napoli. Ha un marito che svolge un lavoro da metronotte. Adriana è una donna sola, alienata, che non sa niente di sè stessa, né del mondo, perché è sempre chiusa tra quattro mura, in una sorta di prigione con tutti i piccoli comfort. Le manca il dialogo con il mondo esterno. Le uniche persone con cui riesce a stabilire una connessione vocale sono il marito, i figli e la madre, che sente unicamente per telefono. I figli dormono nella loro stanza, il marito esce per lavoro e Adriana cerca di rilassarsi su una poltrona davanti alla tv che stenta a sintonizzarsi decentemente. E’ tutto tranquillo, come ogni sera, e, come ogni sera, tutte le operazioni domestiche sono state concluse. La “regina” della casa dopo una giornata intensa, guardando la tv, si addormenta. Da questo momento in poi la realtà e l’onirico non hanno più un confine netto. Alcune zone dell’abitazione diventano angoli in cui il passato si materializza nel bene (il giardino in cui i flashback le fanno rivivere i momenti felici trascorsi con suo padre trasmettendole il candore del rapporto padre-figlia) e nel male (l’armadio in cui, invece, al contrario, i flashback la scaraventano nell’abisso più profondo per i ricordi negativi di un rapporto mortificante con la figura materna).

Gli “ospiti” del titolo sono fantasmi che affollano la mente della protagonista.

Il “notturno” è un delirio onirico che induce Adriana a vivere un incubo paranoico e gli “ospiti” sono in realtà le proiezioni del suo inconscio. Il passato che ritorna, sogni repressi, eros, esperienze mancate, litigi con i genitori, vecchi amori, paure e infedeltà che possono definirsi in una parola i suoi persecutori. Nel “viaggio notturno” di Adriana tutto è così vivo e presente tanto che il quotidiano ordinario diventa così straordinario.

L’intenzione di Ruccello è quella di raccontarci come il luogo deputato alla protezione e alla comprensione a volte può essere teatro di bestialità che spesso si manifesta per mancanza di educazione alle relazioni. Le gratificazioni mancate, i problemi finanziari, le preoccupazioni, le ingiustizie, sfociano nella crudeltà dell’uno verso l’altro e la follia è dietro l’angolo.

In una sua intervista la De Sio afferma: «Le trappole, tra le pareti domestiche, sono davvero infinite, così i ricatti affettivi. Se non si hanno strumenti culturali sufficientemente solidi per reagire, è molto difficile contrastarli. Ma per fortuna molte donne ce la fanno: un colpo di reni e si va avanti, senza perdere il lume della ragione. Però ci vuole tanto coraggio».

Ruccello notturno di donna de sioAdriana, dopo aver con educazione e con tanti tentativi provato a fronteggiare le continue violenze psicologiche inflittele dai suoi ospiti, è trascinata dentro un vortice di pensieri e di desideri di morte; solo il loro avverarsi potrà ricondurla alla tranquillità e alla serenità della sua fanciullezza, ma il pubblico comprende subito che tutto ciò sarà impossibile. Adriana è una donna-bambina che non vuole crescere, che “elimina” le responsabilità per ritrovare la sua libertà, continuamente violata in tutta la sua vita.

Espressività, fragilità, disperazione e follia sono stati d’animo che attraversano Adriana e che la De Sio ben ci comunica con la sua mutevole interpretazione. Lo spettacolo fluisce velocemente, il contrappunto di emozioni dissonanti immergono l’intera platea in un coinvolgimento attento ed appassionato, avvinghiandola alla storia fino all’ultima battuta. Ad accompagnare l’attrice Giuliana De Sio sul palco, Mimmo Esposito che mette in standby le vesti di attore comico per tuffarsi in questo ruolo drammatico, mostrando qualità e valore ancora poco sfruttati, Rosaria de Cicco, che conferisce spessore al suo personaggio manifestando la sua capacità di condizionare i colleghi di scena fino al limite del grottesco, Andrea De Venuti, il bello e sicuro adulatore di Adriana per ripicca verso sua moglie, Gino Curcione, magistrale nel duplice ruolo di madre bigotta e incoerente nonché di padre comprensivo e accondiscendente con Adriana e, infine, Luigi Iacuzio, capace di imprimere una forza negativa e distruttiva che condizionerà  per sempre il destino della protagonista. Le apparizioni finali del quadretto familiare, in posa fotografica sono spettrali e conferiscono, ancor di più, allo spettacolo un alone oscuro e macabro.

Applausi, applausi e applausi per un lavoro teatrale di straordinaria bellezza.

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