14 Novembre 2017 - 19:44

Unione Europea, passo avanti verso difesa comune

unione europea

L’Unione Europea ha fatto ancora un passo in direzione di una difesa comune. Ieri infatti 23 stati membri hanno firmato un accordo che prevede maggiore cooperazione in materia di difesa

Il tema della difesa è sempre più citato tra quelli nevralgici per il futuro dell’Unione Europea. Per un’unione sovranazionale sempre più intenzionata a ritagliarsi un preciso spazio geopolitico autonomo, l’unione delle forze di difesa è infatti imprescindibile. Inoltre, l’UE ha spesso manifestato la volontà di aumentare la sua influenza in aree per lei strategiche (Esteuropa e Africa in primis).

Proprio sulla base di questa consapevolezza, lunedì 13 novembre tredici stati membri hanno firmato un accordo, promosso principalmente da Francia e Germania, per finanziare maggiormente e accelerare la collaborazione tra paesi europei. Tutto ciò, ovviamente, anche in vista dell’imminente uscita dall’Unione del Regno Unito (soprattutto considerato lo scarso avanzamento dei negoziati).

La Permanent Structured Cooperation (PESCO) potrebbe essere lanciata ufficialmente già a dicembre, nel corso del meeting dei leader europei in programma, e Federica Mogherini ha dichiarato che “questo è l’inizio di un lavoro comune”, e che la firma dell’accordo rappresenta “un momento storico” per i 23 paesi coinvolti. In effetti, PESCO potrebbe essere il programma di difesa comune più strutturato che l’Unione Europea abbia mai visto, dato che i tentativi precedenti erano stati infruttuosi (anche per via delle reticenze britanniche). Certo, segnali che preannunciavano un cambiamento si erano avuto già in giugno, quando la Commissione Europea ha annunciato la creazione di Fondo per la Difesa Comune.

Sembra che PESCO, inizialmente, si focalizzerà sull’armonizzazione dei budget di spesa nazionali e nello sviluppo di nuovi equipaggiamenti militari (come i droni) e nell’omologazione degli armamenti, eliminando i dislivelli presenti attualmente. Sarà possibile per paesi esterni prendere parte a specifiche missioni (quindi non si interromperà la collaborazione con il Regno Unito) ma essi non avranno potere nel processo decisionale.

Certo, siamo ben lontani dalla nascita di un vera difesa comune, ma l’accordo siglato mostra la volontà chiara di andare in questa direzione.

 

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