Unisa, pubblicati i risultati di una ricerca per il contrasto al cancro alla mammella
Il gruppo di ricerca che ha condotto lo studio è stato coordinato dai professori Alessandro Weisz e Giovanni Nassa del Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria "Scuola Medica Salernitana" dell'Università di Salerno e del Centro di Ricerca Genomica per la Salute - CRGS, in collaborazione con ricercatori e ricercatrici dell’Università di Napoli "Federico II"
Il cancro della mammella
Il cancro della mammella colpisce circa una donna su otto ed è una delle patologie neoplastiche più frequenti nel genere femminile. Tra gli obiettivi prioritari della ricerca sul cancro, oltre a identificare metodi di prevenzione dell’insorgenza della malattia e di diagnosi sempre più precoce, c’è lo studio di terapie più efficaci e mirate contro il tumore, una volta che questo viene diagnosticato.
A oggi molti sforzi sono indirizzati in via prioritaria a capire come aiutare il sistema immunitario dei pazienti a combattere le cellule malate, per esempio con l’immunoterapia. Altri tentativi vanno alla ricerca delle vulnerabilità delle cellule cancerose, che possono diventare bersagli specifici di farmaci mirati.
Negli ultimi anni, fra le terapie a bersaglio molecolare più utilizzate contro il tumore del seno, quella a base di antagonisti degli estrogeni ha dimostrato di essere piuttosto efficace nella maggior parte dei casi in cui il tumore è positivo per i recettori ormonali (ERalfa e PGR). Tuttavia, in una frazione significativa delle pazienti, dopo un intervallo di tempo più o meno lungo, la malattia sviluppa resistenza a questi trattamenti e il tumore ricompare.
Nuova ricerca delle Università di Salerno e Napoli
I risultati di una recente ricerca sui tumori della mammella resistenti alle terapie ormonali, appena pubblicati da ricercatori delle Università di Salerno e “Federico II” di Napoli sulla prestigiosa rivista Molecular Cancer, hanno rivelato che la proteina codificata dal gene BRPF1 svolge un ruolo chiave per la sopravvivenza delle cellule tumorali.
I ricercatori hanno scoperto che questa proteina agisce da mediatore degli effetti degli ormoni estrogeni, un fattore determinante per la crescita e propagazione di questi tumori. Nel corso dello studio si è dimostrato che è possibile inibire la proteina con farmaci specifici, come GSK5959 e GSK6853.
Efficacia dei farmaci contro BRPF1
In laboratorio, tali farmaci bloccano la proliferazione e inducono la morte delle cellule, in particolare quelle dei tumori resistenti alla terapia ormonale. Gli effetti sono specifici: il blocco indotto dal farmaco sull’attività di BRPF1 influisce sulle funzioni di geni che controllano la crescita cellulare. In particolare, viene inibito il meccanismo intracellulare di risposta agli ormoni estrogeni sul genoma cellulare tramite il recettore nucleare ERalfa.
Questo studio ha identificato un efficace bersaglio molecolare, aprendo la strada a una possibile terapia di precisione per le forme gravi di tumore al seno resistenti ai trattamenti attualmente in uso.
Il team di ricerca
Il gruppo di ricerca che ha condotto lo studio è stato coordinato dai professori Alessandro Weisz e Giovanni Nassa del Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria “Scuola Medica Salernitana” dell’Università di Salerno e del Centro di Ricerca Genomica per la Salute – CRGS, in collaborazione con ricercatori e ricercatrici dell’Università di Napoli “Federico II”.
Lo studio è stato sostenuto dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e dal Ministero dell’Università e della Ricerca (Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale).
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