Varoufakis, “Obiettivo è democratizzare l’UE”
Torna a parlare Yanis Varoufakis che, ai microfoni del Transnational Institute, ha rilasciato una lunga intervista dove ha parlato di Euro, di spazi di democrazia da riconquistare all’interno delle istituzioni europee e ha tracciato un bilancio dei suoi sei mesi da Ministro delle Finanze del Governo Tsipras I
[ads1]Torna a parlare Yanis Varoufakis e non lo fa con mezzi termini, così come ci ha abituati anche ai tempi in cui ricopriva l’incarico di Ministro delle Finanze della Grecia in un momento delicatissimo della storia del suo paese e dell’intera Europa.
Parla di “democrazia da riconquistare all’interno delle istituzioni europee“, ridando slancio alle due iniziative da lui messe in campo nei mesi scorsi:
- L’assemblea di lancio del suo nuovo movimento politico il prossimo 9 Febbraio a Berlino. L’ex nemico pubblico numero uno dell’austerity inaugura “l’internazionalismo radicale” con la nascita di Democrazia nel Movimento Europeo 2025 (Diem 2025)
- L’appello dei 1001 ” giovani e meno giovani” per un “Per un piano B in Europa” firmato da moltissimi esponenti di primo piano della Sinistra radicale europea come l’eurodeputato e cofondatore del Parti de Gauche in Francia, Jean-Luc Mélenchon, l’ex viceministro dell’Economia italiano Stefano Fassina, l’ex ministro tedesco e cofondatore di Die Linke, Oskar Lafontaine,e dall’ex Presidente del Parlamento greco nel Governo Tsipras I Zoe Konstantopoulos
Varoufakis ha le idee chiare: capovolgere il sistema economico europeo che governa l’Eurozona dalla sua nascita e che continua anche oggi a dettare la linea politica ed economica.
Il falco anti-Europa è tornato, ma non chiamatelo anti-euro. Lo dice espressamente nella lunga intervista: “Sono cresciuto in un’economia capitalistica periferica piuttosto isolata, con una nostra moneta, la dracma, e un’economia con quote e dazi che impediva il libero flusso di merci e capitali. E posso garantirti che era una Grecia parecchio tetra; non era di certo un paradiso socialista. Dunque l’idea tornare allo Stato-nazione per creare una società migliore per me è sciocca e implausibile.Ora, io vorrei che non avessimo creato l’euro, vorrei che avessimo conservato le nostre monete nazionali. È vero che l’euro è stato un disastro. Ha creato un’unione monetaria progettata per fallire e che ha assicurato sofferenze indicibili ai popoli dell’Europa. Ma, detto questo, c’è differenza tra dire che non avremmo dovuto creare l’euro e dire che ora dovremmo uscirne. A causa di quella che in matematica chiamiamo isteresi. In altre parole uscire non ci riporterà a dove eravamo prima o a dove saremmo stati se non fossimo entrati.Alcuni fanno l’esempio dell’Argentina, ma la Grecia non è nella situazione in cui era l’Argentina nel 2002. Non abbiamo una moneta da svalutare nei confronti dell’euro. Abbiamo l’euro! Uscire dall’euro significherebbe una nuova moneta, il che richiede quasi un anno da introdurre, per poi svalutarla. Ciò sarebbe lo stesso che se l’Argentina avesse annunciato una svalutazione con dodici mesi di anticipo. Sarebbe catastrofico, perché se si dà un simile preavviso agli investitori – o persino ai comuni cittadini – questi liquiderebbero tutto, si porterebbero via i soldi nel periodo che gli si è offerto in anticipo rispetto alla svalutazione, e nel paese non resterebbe nulla”. [ads2]
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