13 Gennaio 2017 - 16:15

Il viaggio di Arlo: la scoperta dell’emarginato

arlo

Per la prima volta la Pixar produce 2 pellicole a distanza di pochissimi mesi l’una dall’altra. Dopo l’immenso successo di Inside Out, esce nelle sale ‘Il Viaggio di Arlo’ (titolo originale ‘The Good Dinosaur’)

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La produzione de Il Viaggio di Arlo è stata tra le più tormentate e sofferte nella storia della Pixar, ma la casa d’animazione migliore al mondo ha voluto sorprendere tutti, correre un rischio, riuscendo nell’impresa di uscire per due volte nelle sale in brevissimi tempi. Il 19 giugno usciva (solo negli USA) Inside Out e solo il 25 novembre dello stesso anno ecco The Good Dinosaur. In Italia la differenza si fa ancor più netta, siccome Inside Out è uscito nelle nostre sale solo il 16 settembre, ovvero due mesi prima l’altro capitolo.

Una trama piatta ma una tecnica straordinaria 

Il Viaggio di Arlo non è un film che eccelle per la propria trama. Anzi, questa risulta essere particolarmente piatta, prevedibile, e probabilmente anche ripetitiva. Eppure la Pixar compensa con gli effetti speciali. Il mondo dei dinosauri viene salvato dai meteoriti che 65 milioni d’anni fa mancano di colpire il pianeta Terra; avviene dunque un’enorme evoluzione di queste creature, che combattono ed allo stesso tempo difendono la natura. La CGI diventa vera protagonista di questo film, concentrando e rallentando le scene più importanti, rendendole commoventi anche al pubblico più maturo.

Inside Out la mente, Arlo il corpo

Se con Inside Out il viaggio avveniva nell’interiorità, con Arlo il viaggio avviene fisicamente. Nulla in più di un road-movie piuttosto semplice da parte di Arloil più piccolo di una famiglia di Apatosauri, che cercherà di ritrovare la propria casa con l’involontaria partecipazione di Spot, un piccolo bambino dalle sembianze umane ma dai comportamenti animaleschi. Arlo deve dimostrare alla propria famiglia e soprattutto a se stesso di essere in grado di sopravvivere contro la natura e di saper fare qualcosa di concreto. Solo il padre sembra credere in lui, ma morirà a causa di un incidente atmosferico. 

Probabilmente la Pixar avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sui personaggi, in quanto, esclusi i due protagonisti, quelli secondari non sono di grandissimo impatto. Se si considera questa pellicola è impossibile non prendere in considerazione Inside Out, e purtroppo “Il Viaggio di Arlo” ne risente fortemente, poiché sarebbe potuta diventare un’altra pellicola alla pari delle più importanti della Pixar e non solo.

Finalmente poter conoscere un emarginato

Il messaggio che vuole mandare la Pixar è chiaro: conoscere per davvero qualcuno e non fermarsi agli stereotipi. È il destino anche di questo film, passato in secondo piano rispetto a molti per via del successo mondiale (con tanto di Oscar come miglior film d’animazione) di Inside Out, ma saperlo osservare con i giusti occhi è un’azione che solo in pochi riescono a compiere. Un dinosauro non forte, che non ruggisce, che non fa della forza bruta la propria capacità di spicco. Un piccolo bambino, anche lui abbandonato, solo, che per andare avanti punta solo sul suo istinto e sul suo fiuto. La Pixar ha voluto farci conoscere un dinosauro diverso da quello commerciale, e lo ha fatto con musiche e colori, con silenzi e pause. Con un film che guarderebbe solo chi è capace di conoscere qualcosa o qualcuno al di là del noto.

Piacevoli anche i continui riferimenti al rapporto padre-figlio molto simili a quelli di Mufasa e Simba, direttamente da “Il Re Leone”. Da evidenziare la scena in cui Arlo deve farsi forza e lo fa proprio grazie al padre che gli riappare sotto forma di illusione.

La natura di un viaggio

La paura è come Madre Natura: non puoi sconfiggerla, puoi solo resistere, affrontarla e dimostrare di che pasta sei fatto!

Ciò che avrebbe potuto rendere Il Viaggio di Arlo un assoluto capolavoro è stata la scelta dell’antagonista. Inizialmente sarebbe dovuta essere la natura stessa, narrando di come questa a volte vada curata ed altre affrontata, un tema importante nel contesto dell’evoluzione e della sopravvivenza. Scelta che sarebbe apparsa cruda e più scioccante rispetto a quella che poi è stata messa concretamente nella pellicola, ma sicuramente sarebbe stata una scelta, seppur rischiosa, sicuramente più apprezzata, soprattutto da un pubblico adulto che pian piano non può negare la maestosità della Pixar.

Se avete bisogno di colori brillanti e di musiche commoventi, Il Viaggio di Arlo risponderà perfettamente alle vostre domande. Una perfetta cartolina per un bambino che cresce e che probabilmente si sente emarginato nel suo mondo. Perché ognuno di noi ha bisogno di un viaggio, anche se la meta sarà il punto di inizio, ma quando tornerà non sarà più lo stesso. Proprio come Arlo.

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