6 Gennaio 2017 - 10:30

Inside Out – Dentro e fuori se stessi

inside out

Diretto da Pete Docter e distribuito nelle sale sul finire del 2015, Inside Out è il 15° lungometraggio targato Disney Pixar. Un titolo con cui la famosa coalizione tornò all’Oscar come migliore film d’animazione dopo 3 anni (l’ultimo fu Ribelle)

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Non era un periodo facilissimo per la Pixar tra l’uscita di Monsters University ed il titolo di cui parleremo oggi, Inside Out. La Pixar aveva fatto due passetti falsi con Cars 2 e lo stesso Monsters Univeristy, due sequel che snaturavano troppo quella che era l’essenza della casa Pixar. Serviva qualcosa di nuovo, qualcosa che facesse un po’ risorgere le cose.
Nel frattempo le case d’animazione non sono certo rimaste a guardare.
La Disney tornava a far parlare di sé con due pellicole mature e moderne con cui sfondò il mercato: Frozen nel 2013 e Big Hero 6 nel 2014 ridiedero lustro alla più grande casa d’animazione con due Oscar consecutivi. Anche la Dreamworks sfornava pellicole originali e divertenti, come Dragon Trainer 2 e prima ancora I Croods.

La Pixar non poteva permettersi più passi falsi e decise di ricominciare quasi da zero, da se stessa. La direzione fu affidata a Pete Docter, regista dei successi di Monsters & Co. e di  Up.

Ciò che nessuno ha mai pensato prima

È questa, in breve, la vittoria della Pixar con Inside Out: pensare a ciò che nessuno è mai stato capace di pensare prima, e gli spettatori  non potranno non rimanere a bocca aperta dinanzi alla genialità dell’idea geniale della pellicola.
Inside Out narra, infatti, ciò che accade nella mente di Riley, una bambina di 12 anni,  e come le emozioni siano le principali fautrici delle nostre scelte. Sono così presentati Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, ognuna con le sue peculiarità, con i propri ruoli per far emergere il carattere e gli ideali di una piccola bambina.
A prescindere dalla trama, la Pixar entra dentro noi stessi, scavando a fondo, negli aspetti cognitivi e psicologici, per capire quale sia la strada e dimostrando che spesso questa non è altro che un percorso interiore.

Anche le emozioni hanno sentimenti 

La Pixar è partita col far vivere giocattoli, raccontando storie in cui anche loro hanno sentimenti. Poi l’ha fatto con le formiche, poi con i mostri, i pesci, i supereroi, le auto, i topi, i computer. Con Inside Out, ci racconta che persino i sentimenti hanno sentimenti.
Ognuno dei 5 personaggi rappresenta la latenza di risposta agli stimoli psicofisici di Rileyad ogni stimolo esterno, uno dei 5 risponde. Ed ognuno ha diverse sfaccettature.

Disgusto, nella forma di broccolo, non rappresenta solo una risposta negativa, ma anche quella positiva in rapporto agli odori ed alle situazioni, fungendo da protezione mentale ed orgogliosaPaura ha la forma di nervo ed è la parte di noi che ci protegge, di fatto, a livello fisico; a forma di mattone, Rabbia rappresenta anche il temperamento, la voglia di fare e di non tirarsi indietro. Nel lungo viaggio anche Gioia (ha forma di una stella avvolta nel blu perchè legata alla tristezza) Tristezza (a forma di lacrima) capiranno appieno il loro compito. Gioia ci si presenta come l’emozione più importante di Riley, mentre Tristezza quella da evitare il più possibile. La gioia è un sentimento spesso egoista, che deve fregarsene degli altri per preservarsi: in questo modo la Pixar delinea perfettamente il personaggio.

Tristezza diventa invece fondamentale per superare i momenti difficili della vita, accettandoli e, magari, sfogandosi in un pianto: in altre parole, l’insegnamento è liberarsi al dolore per accettarlo. 

E per farlo dovrà aiutarla la Gioia. Alla fine, la Pixar ci dice che non si può sempre ridere, e lo fa facendo strappare un sorriso.

Il sistema cerebrale totalmente metaforizzato

Lo avevamo intravisto in opere come Esplorando il corpo umano moltissimi anni fa, ed in Inside Out il tutto è amplificato e reso meglio. Ogni aspetto del sistema cerebrale di Riley si ricollega a qualcosa, come ad esempio le isole della personalità quali la famiglia, l’onestà, l’amicizia, l’hockey, non sono altri che gli ideali e le passioni in cui possa credere e spendersi un individuo. Appena queste isole crollano, le fondamenta ed i sentimenti di Riley ne risentono fortemente. 

I sogni sono girati, interpretati e distribuiti da una CineProduzione presente nella mente, che opera una ritenzione di ricordi trasformandoli in maniera bizzarra, e maggiore è lo shock di un ricordo, più facile sarà svegliare Riley dal sonno, proprio come avviene in realtà quando ricordiamo solo i sogni più strambi. Immagilandia è il luogo in cui vengono contenute tutte le fantasie di una bambina, dalla memoria astratta a quella a lungo termine: mondi di zucchero, ragazzi immaginari, castelli Disney, e soprattutto Bing Bong, l’amico immaginario di Riley.

Oppure il subconscio, dove tutto è custodito nell’oblio, è rappresentato come una vera e propria prigione. Ogni mattina un treno di pensieri arriva al quartier generale, esattamente come ogni mattina ci svegliamo con la nostra memoria prospettica e retrospettiva. Ad un certo punto della storia quel treno non viaggerà più perché, a causa della perdita di alcune emozioni ed isole, Riley avrà un solo pensiero in mente.

Il viaggio delle emozioni, un viaggio dentro noi stessi

Gioia e Tristezza si perderanno all’interno della mente di Riley, esattamente come capita alle nostre emozioni, quando spesso dimentichiamo alcuni ricordi e soprattutto di come essere felici e, per tornare ad esserlo, la Gioia deve prendere a braccetto la Tristezza, collaborando.
È splendido il modo in cui la Pixar ci fa capire che la Gioia non può ignorare le altre emozioni per emergere. Soprattutto quelle negative, perché a volte si vuole essere felici e speranzosi ignorando gli altri, proprio come la Gioia crede d’essere l’unica che conosca profondamente la sua Riley: scoprirà invece che, a volte, Tristezza riesce meglio a vivere il momento con la bambina, abbandonandosi al dolore, accettandolo per poterlo superare. In tutto ciò assumono un ruolo fondamentale anche l’infanzia e l’immaginazione.

Quando tutto sembra perduto, Bing Bong deve sacrificarsi per far sì che Gioia possa tornare nella vita di Riley. Proprio come quando a volte abbandoniamo cari ricordi del passato per guardare al futuro, accettando quella che è la realtà. Ogni sentimento deve sacrificarsi al momento opportuno per l’altro, e non c’è nulla di più vero.
Addirittura, crescendo, i sentimenti cresceranno con Riley, riuscendo a collaborare creando ricordi con più colori, sia tra quelli felici che tra le nostalgie. Altro tema della pellicola è la morale che a volte si è tanto felici perché poco prima si è stati molto tristi.

Gli Easter Eggs più belli

Ne potremmo contare ben una quarantina, ma i più belli sono sicuramente i seguenti: in molti dei ricordi di Riley appaiono elementi o ambienti riconducibili a tanti altri film Pixar. Ad esempio appare un parco giochi identico a quello del Sunnyside di Toy Story 3, mentre Bing Bong ha una scarpa identica a quella che conservava il fiore in Wall-E, oppure il ricordo di una cravatta, identica nei colori e nei modi a quella di Carl di Up. Questi e tanti altri elementi che collegano e fanno rievocare, per l’appunto, un ricordo delle vecchie glorie Pixar che, come parafrasa la morale di questo lungometraggio, non dimentica le sue origini per andare avanti.

Tra gli incassi maggiori di sempre ed il ritorno all’Oscar

In un settore quale l’animazione, in cui cresce la competizione a causa dell’espandersi dell’attenzione che le rivolgono i produttori e i fruitori, per Inside Out la vittoria non era tanto scontata, ma alla fine l’idea originale e la splendida tecnica computerizzata della Pixar è risultata ancora la migliore.
Tra l’altro, Inside Out è il film ad aver incassato di più fra tutte le produzioni Pixar, preceduto solo da Toy 3 e Nemo. Una curiosità:  filtrando gli incassi nelle sale italiane, Inside Out sarebbe al primo posto.

A volte è importante guardare dentro se stessi e la Pixar lo fa alla grande, sia dentro di noi, che dentro i personaggi del film (non solo Riley) e lo fa tracciando una strada da percorrere.
Un film che narra il mondo dentro e fuori noi stessi, alternando il ritmo e divertendo lo spettatore. Il miglior biglietto da visita per far tornare la Pixar più in alto di tutte le case d’animazione.

 

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