3 Dicembre 2018 - 16:19

Vittorio Sgarbi sindaco di Ferrara: la scelta “singolare” del critico d’arte

Vittorio Sgarbi

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi si candida alle amministrative di Ferrara con Rinascimento. Ne avevamo davvero bisogno?

Vittorio Sgarbi, ormai da molti anni, non è più un semplice critico d’arte. Da un po’ di anni a questa parte si reinventa qui e lì assumendo vari ruoli, passando dal fare l’opinionista a candidarsi come politico. Ed è proprio per quest’ultimo aspetto che vi sono particolari aggiornamenti.

Infatti, il critico di Ro ha ufficializzato la scelta di candidarsi alle prossime elezioni amministrative come sindaco di Ferrara. L’uomo ha lanciato ufficialmente il suo movimento, Rinascimento, nell’agone elettorale. Facile capire l’orientamento politico di questa nuova proposta, che si colloca a destra e mira a farsi sostenere dall’ala leghista.

Il critico ha spiegato: “La misura è colma, ho deciso di presentare alle prossime amministrative ed europee la mia lista, per conquistare l’amministrazione della città e restituirle il suo primato culturale. In realtà avevo già parlato con Alan Fabbri della Lega, eravamo d’accordo di aspettare gennaio. Adesso però che da una pseudosinistra opportunista sono arrivate non solo critiche alla mostra in Castello, ma anche frasi becere e offensive sulla mia amicizia con Gloria Vancini, figlia del grande regista Florestano, non ci ho visto più.

Ma dopo si lancia in dichiarazioni alquanto ambigue.
Se i miei alleati mi chiederanno di scegliere Ferrara, lascerò Sutri anche domattina. Ma non avanzo pretese, l’ho detto a Fabbri annunciandogli che sarò comunque in campo: con me, in lista, ci saranno personalità di spicco, qualcuno di loro potrebbe essere un eccellente assessore alla Cultura.

La nuova alleanza di Vittorio Sgarbi lancia ancora più ombre sull’effettiva realtà della politica italiana. Un personaggio che, fondamentalmente, ha lasciato la sua presenza in tutte le fasce della politica italiana, da sinistra a destra, quale garanzia può rappresentare per una delle città più belle d’Italia, sebbene abbia un’ottima cultura?

L’ultima deriva populista dell’arte

Che poi, a rifletterci bene, stupisce che un uomo dalla cultura spiccata come Vittorio Sgarbi punti su una politica così becera come quella populista. Ma il critico è sempre stato attento all’evoluzione (o, più probabilmente, all’involuzione) del movimento sociologico del Paese. E, in questo momento, l’Italia non ha più voglia di cultura, né di sentire argomentazioni sufficienti in politica. Basta puntare sul sentimento.

E quale partito migliore della Lega, per riuscire ad allacciare rapporti dal punto di vista nazionale e riuscire a conquistare l’elettorato ferrarese? Del resto, con il turpiloquio e con le macrodefinizioni, il caro Vittorio Sgarbi è abituato a trattare. Basti ricordare le sue attitudini ai limiti del “guerrafondaio” nel corso delle varie interviste a cui è stato sottoposto e ai vari litigi nelle trasmissioni televisive.

La sua scelta non è una scelta singolare. Semplicemente, l’uomo è stato molto accorto e ha carpito per bene il sentimento della gente. Ha capito bene come poter fare carriera anche dal punto di vista politico. Del resto, il critico è molto abituato a cambiare bandiera da un giorno all’altro.

Nella sua carriera politica, infatti, si contano ben 17 partiti d’appartenenza, tutti quanti cambiati con un ritmo impressionante. Soprattutto, si possono trovare i più vari partiti e le più variegate militanze. Per fare un esempio, Vittorio all’inizio della sua militanza in politica si candidò con il PCI, passando poi subito al PSI.

Ora, invece, lo troviamo dalla parte radicalmente opposta. Che anche l’arte abbia trovato la sua “deriva populista”? O è solamente un modo per tirare avanti la baracca?

L’abbandono di Berlusconi

Un altro motivo plausibile per capire la sua mossa risiede tutto nel suo “amico storico” Silvio Berlusconi. La data precisa per la “spaccatura” netta avvenuta tra i due è recente: 4 Ottobre.

Infatti, Vittorio Sgarbi fino ad allora era fiero rappresentante del gruppo di Forza Italia alla Camera, più che convinto dei suoi mezzi e fiero di difendere i diritti del Presidente. Cos’è successo per far cambiare idea al critico d’arte più famoso di tutta Italia?

Silvio Berlusconi, infatti, dopo aver promesso la sua visita a Sutri, dove il buon critico è sindaco, ha annullato il programma, causando l’ira funesta del critico. A questo punto, per ripicca, ha optato su questa scelta abbastanza singolare. Ma siamo davvero sicuri che sia per questo, oppure si tratta di pura e semplice convenienza politica?

Lo scopriremo presto. La cosa più che sicura, finora, è che l’esigenza non si sentiva minimamente.