“Volevo fare la rockstar”: ci riuscite a non guardarla tutta d’un fiato?
“Volevo fare la rockstar”, una serie vorticosa tra il tragico e il comico, come la vita, che è la vera sorpresa di questa stagione televisiva
Lo scorso 30 Ottobre 2019, giorno del mio venticinquesimo compleanno, è partita su Raidue la fiction “Volevo fare la rockstar”. Impegnato tra candeline, desideri e messaggini di auguri non ho potuto guardare le prime due puntate, ma siamo all’alba del Tremila e per fortuna esiste lo streaming.
E giuro che mi sono connesso su Rai Play con l’intenzione di recuperare solo i primi due episodi (per gli altri dieci, divisi in cinque ulteriori prime serate, avrei aspettato la messa in onda televisiva su Raidue ogni mercoledì) ma poi, saranno stati i ritmi vorticosi che alternano tragedia e commedia (un po’ come nella vita), un cast di attori giovane, variegato e irresistibile, fatto sta che eccomi qui, dopo aver divorato letteralmente tutta la serie, a scrivere che “Volevo fare la rockstar “ è la più bella sorpresa di questa stagione televisiva finora.
La storia che tiene banco è quella di Olivia (una Valentina Bellè sorprendentemente trascinante) che a 27 anni è già madre di due gemelle pre-adolescenti: Emma e Viola.
In realtà la Bellè è solo la punta dell’iceberg di un cast prevalentemente giovane, perfetto per raccontare tutte le ansie dei giovani di una qualunque provincia italiana (siamo a Caselonghe, immaginaria località veneta, ndr.): i giovani e i loro sogni, infranti dall’impatto con una realtà più dura di quanto si aspettassero, i giovani e la loro voglia di evadere, di andare continuamente altrove, con la testa o fisicamente; i giovani e la loro ricerca di se stessi, giovani che un giorno guardandosi allo specchio forse avranno il coraggio di riconoscere chi realmente sono, se ne assumeranno la responsabilità, senza sotterfugi o maschere.
Nella vita incasinata di Olivia a un certo punto irromperà Francesco, un burbero milanese vedovo, e con una figlia adolescente, che rileverà il supermercato in cui la protagonista lavora.
Interpretato da Giuseppe Battiston, che con la Bellè crea un contrappunto irresistibile (provate a dire di no anche dopo aver visto la scena “nervosa” in cui i due si dichiarano l’un l’altra, ndr), è questo un personaggio che mi ha fatto riflettere su quanto “Volevo fare la rockstar” (diretta da Matteo Oleotto) sia vincente anche perché riesce a farsi beffe dei clichè imperanti: anni e anni di dramedy ci hanno assuefatti all’idea del principe azzurro bello e dannato.
Qui non solo il “bello e dannato” di turno (interpretato da Ernesto d’Argenio) fa una pessima figura, ma la protagonista (dopo che nella sua vita saranno passati almeno altri due “belli”, uno troppo narciso, l’altro di una perfezione fragile come il vetro) si innamora di un uomo normale, con i suoi vizi, le sue manie e anche i suoi chili di troppo.
Parlavo prima di quanto la serie, liberamente ispirata alla storia della blogger e scrittrice Valentina Santandrea, debba molta della sua lucentezza a un cast di giovani attori di primo livello: tra questi mi si permetta di menzionare almeno Riccardo Maria Manera e Fabrizio Costella.
Il primo interpreta Eros, fratello di Olivia, il secondo è invece Antonio, brigadiere nonché figlio del sindaco di Caselonghe, che con Eros intrattiene una relazione clandestina. Anche nello sviluppo di questa storyline “Volevo fare la rockstar” dimostra di non essere una fiction come le altre;in altri racconti seriali, questo tipo di relazioni vengono infatti spesso trattate come un’eccezione, la cinepresa non va mai oltre un democristiano bacio tra i due: qui invece Eros e Antonio sono trattati come una coppia, una coppia che vuole trovare un modo di stare al mondo, un mondo che però, nei fatti, non è ancora pronto: bisogna mantenere la faccia, tenersi stretto il proprio ruolo. Deludere qualcuno (ma poi chi se non noi stessi?), dover ripartire da zero, ci spaventa a morte.
“Volevo fare la rockstar”, in definitiva, ha avuto su di me un effetto terapeutico (come terapeutica è stata la scrittura per Olivia) sarà per l’odore di seconda possibilità che emana: tutti ne avremo una perché, provo a fare mie le parole con cui Olivia ha chiuso la serie: La vita non finisce né bene né male. Non finisce finchè non è finita.
E non è nemmeno bella o brutta, al massimo… brulla!
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