6 Luglio 2016 - 11:00

Expo 2015 nel mirino della Guardia di Finanza

Expo 2015

Expo 2015 nel mirino della Guardia di Finanza. Eseguite 11 misure di custodia cautelare con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di Cosa nostra a Milano

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Expo 2015 nel mirino della Guardia di Finanza. Eseguite 11 misure di custodia cautelare con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di cosa nostra a Milano. Gli uomini della Guardia di finanza di Milano hanno arrestati 11 persone sospettate di aver ottenuto appalti per circa 20 milioni di euro per conto dell’Ente Fiera Milano, il tutto attraverso una controllata dell’Ente, la Nolostand. Al momento gli indagati sono accusati anche di riciclaggio e frode fiscale, e si sospetta, inoltre, che essi siano stati punto di riferimento della famiglia di Pietraperzia, per l’ottenimento di commesse nell’ambito di Expo 2015. Nello specifico si parla dei padiglioni di Francia, Kuwait, Guinea Equatoriale e dello sponsor Birra Poretti.

Expo 2015

Expo 2015 la procura indaga su sospette infiltrazioni mafiose

Secondo quanto si legge nell’ordinanza di arresto, le persone coinvolte avrebbero mostrato “una serie di elementi relativi all’infiltrazione mafiosa in seno alla Fiera di Milano spa”, e tutti farebbero capo a Giuseppe Nastasi, “un imprenditore che si occupa di allestimenti fieristici e che, insieme ad altri soggetti che fungono da prestanome, commette una serie di reati tributari per importi assai rilevanti. Nastasi è apparso subito in rapporti molto stretti con Liborio Pace suo socio e già imputato, peraltro, per appertenenza alla famiglia mafiosa di Pietraperzia che, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe il “collegamento con detta famiglia, partecipando all’attività di riciclaggio del denaro provento dei reati tributari”. Fiumi di soldi venivano ottenuti con gli appalti alla Fiera di Milano, che poi tornavano in Sicilia in borse di plastica, valigie e perfino in un canotto.

Un passaggio contenuto nell’ordinanza del gip Mannocci, parla della connivenza di alcuni elementi di spicco dell’imprenditoria che, hanno fatto finta di non vedere. Appare “chiaro infatti che un meccanismo quale quello emerso dalle indagini sia stato reso possibile da amministratori di aziende di non piccole dimensioni, consulenti, notai e commercialisti che, in sostanza, non hanno voluto vedere quello che accadeva intorno a loro”. Un’altro pasticcio all’italiana, anche nell’ambito di quella fiera Expo 2015 che è sempre stata presentata come un punto di partenza nuovo per il nostro Paese, con un ritorno in termini di immagine e ricavi senza pari. La procura indaga, ma siamo certi sia solo la punta dell’iceberg.

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