30 Gennaio 2015 - 17:53

La fine del “Nazareno”?

La fine del “Nazareno”? – L’elezione del nuovo Capo dello Stato, pur non essendo prettamente politica, sta ponendo le basi per una crisi “partitico-istituzionale” nel nostro Paese

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L’annuncio, arrivato dopo la prima votazione dal segretario/premier Renzi, del candidato ufficiale del PD (Sergio Mattarella) ha scatenato una reazione a catena che coinvolge sia l’alleato di Governo (NCD) che il contraente (FI) del celebre “Patto del Nazareno”.

Nell’area di centro-destra, infatti, sembra essere in pieno atto una partita su tre fronti distinti.

La prima, e più semplice da risolvere, riguarda la crisi della ritrovata alleanza tra NCD e FI.

Il Nuovo Centro Destra (NCD) guidato da Angelino Alfano nicchia sul nome di Mattarella: in caso di voto al giudice costituzionale il partito da un lato rafforza l’alleanza di Governo con il PD, ma dall’altro rischia di perdere peso nel nuovo percorso intrapreso con Berlusconi.

Dal punto di vista politico una qualsiasi mossa degli alfaniani comporta delle ripercussioni sull’esperienza di governo, in quanto il gruppo risulta ancora vincolante nell’esperienza delle “larghe intese”.patto del nazareno

Le altre due, invece, sono le più spinose e interessano entrambe il citato “Patto”.

Per quanto riguarda il rapporto PD-FI (e in particolar modo il c.d. “Patto del Nazareno”) la questione è molto semplice: il candidato presentato non piace e l’atteggiamento del partito di maggioranza relativa ha innervosito molto l’ex “Cavaliere” che ha già minacciato dure conseguenze sulle “riforme” (“Le riforme non vedranno mai la luce come leggi della Repubblica”).

La contromossa di Forza Italia sembra essere quella di disertare la quarta votazione e di continuare a votare scheda bianca in caso di votazione successiva.

Una mossa prettamente “tattica” che tende a mettere le cose in chiaro anche sulle successive decisioni in Parlamento.

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Di tutta altra pasta è invece la questione interna al partito di Berlusconi.

Raffaele Fitto, rappresentante della minoranza interna, lancia parole di fuoco nei confronti dei suoi dopo la seconda votazione e l’annuncio di una nuova riunione dell’ala di centro-destra.

“La fantomatica riunione dei cosiddetti ‘uffici di presidenza’ è un’ottima iniziativa solo se è un preannuncio di dimissioni e azzeramento. In caso contrario, è un’ennesima riunione autoreferenziale e priva di legittimazione”.

La lapidaria frase dell’ex governatore della Puglia fa intendere chiaramente che, da questo momento in poi, ci può essere una differenza di azione tra la sua area (formata da 40 parlamentari) e il partito centrale.

La dimostrazione di ciò si avrà già con la quarta votazione di sabato, dove i “fittiani” saranno presenti in Aula a differenza del partito; può avere ripercussioni anche sul percorso di riforme intrapreso dal Governo Renzi.

L’elezione del Presidente della Repubblica mai come in questo momento può influenzare il destino del nostro Paese… ma fino al quel momento tutto può succedere.

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