6 Novembre 2019 - 16:51

7° Arte #45: Gandhi – Il cinema come l’occhio della realtà

gandhi

Biopic del 1982, Gandhi è un film di Richard Attenborough che ripercorre la vita reale di Mahatma Gandhi, il politico e filosofo indiano morto nel 1948. La pellicola vinse ben 8 Premi Oscar e lanciò la moda cinematografica dei film biografici

È con la morte di Mohandas Karamchand Gandhi che si apre il film (intitolato semplicemente Gandhi) ed è con la sua morte che si chiude. All’interno, dispiegate in 191’ abbondanti di pellicola, ci sono le sue azioni, le sue buone azioni.

Gandhi: dalla forza di volontà al coraggio di una sceneggiatura

È quasi inutile soffermarsi sull’importanza culturale, religiosa, etica e sociale che ha avuto – e tutt’oggi resiste – il politico e filosofo indiano, vissuto dal 2 ottobre 1869 e morto nel gennaio del 1948 a seguito di tre colpi di pistola da un estremista indù. Il cinema, però, da sempre luogo in cui il sogno sostituiva la realtà, stavolta si cimenta in qualcosa che non aveva mai esplorato. Il film di Richard Attenborough sbalordisce il mondo intero nell’anno 1982 e rappresenta una grande novità per la Settima Arte.

Si tratta, infatti, del primo film considerabile bio-pic su un personaggio che potremmo definire contemporaneo, in quanto la sua morte è avvenuta neppure cinquant’anni prima della realizzazione della pellicola. Sintomo di quanto il personaggio di Gandhi sia stato fonte d’ispirazione per qualsiasi generazione e cultura, a tal punto da trasporre gran parte della sua vita all’interno di una pellicola destinata al grande schermo.

Il grande schermo accoglie senza remore la vita di un uomo che con le sue idee e la sua forza di volontà ha cambiato il mondo. Il biografico diverrà ben presto una vera e propria moda cinematografica, ponendo il medium come un trampolino culturale. Film come Gandhi, infatti, riescono a farsi elogiare non solo per la realizzazione narrativa e tecnica pressoché perfetta, ma anche per essere capisaldi a livello istruttivo, facendo conoscere al pubblico in sala delle storie realmente accadute.

Una nuova forma di eroismo

Se l’America aveva idolatrato la figura adrenalinica di Rocky Balboa, ecco giungere sul grande schermo una nuova forma di eroismo. Gandhi non è solo un personaggio iconico, bensì un’interfaccia di riflessione trasposta sul grande schermo a seguito di una vita vera devota alla bontà.

Il film Gandhi ricevette immediatamente l’ottimo responso critico. Agli Accademy Awards dell’edizione 1983 infatti sbancherà con la vittoria di ben 8 Premi Oscar. Le statuette riguardano: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Fotografia, Miglior Scenografia, Migliori Costumi e Miglior Montaggio. Ultimo, ma non meno importante, la vittoria di Ben Kingsley come Miglior Attore Protagonista.

L’attore teatrale e cinematografico è una metamorfosi visiva e interpretativa, accompagnata da uno spettacolare trucco (inspiegabilmente non premiato ma solo candidato) usato minuziosamente nelle varie tappe temporali che il film ripercorre. Ripercorriamo infatti episodi fondamentali della vita di Gandhi e della sua nazione nel 1983 in Sudafrica, nel 1919 in India e infine nella Regione del Porbandar dove vediamo il protagonista dolorosamente invecchiato.

Il personaggio di Gandhi non solo viene ben rappresentato su grande schermo, ma riesce a evolversi in corso d’opera, apparendo in età diverse. Ciò non sarebbe stato possibile senza la magistrale interpretazione di Ben Kingsley, che nella sua carriera troverà altre performance in film importanti come Schinder’s List o Shutter Island e Hugo Cabret con Martin Scorsese. Quell’evoluzione che si conclude con la morte ma con la vita che supera la morte stessa. Gandhi è uno degli esseri umani più importanti e influenti della storia, e la sua storia fa breccia anche per quanto il riguarda il cinema.