25 Settembre 2018 - 18:48

Love, l’album con cui i Thegiornalisti hanno fatto di nuovo centro

“Love”, o meglio l’amore come unica risposta a tutto l’odio che c’è in giro.  É questa la mission all base dell’ultimo lavoro dei Thegiornalisti, capaci di creare un album maturo e che lascia la voglia di cantare a squarciagola

Ma che botta ci dà. Si potrebbe usare questa breve frase, presa in prestito dal tormentone estivo “Felicità puttana”, per descrivere la tracklist di “Love”, ultima fatica discografica dei Thegiornalisti pubblicata lo scorso 21 settembre a due anni di distanza dal precedente “Completamente sold out”.

Botta di vita, botta di freschezza o botta di musica, in qualsiasi modo la si chiami il senso finale non cambia: “Love” è un album di cui sentiremo parlare a lungo e che probabilmente suoneremo altrettanto in macchina o nei nostri impianti hifi. La formula alla base di tutto è sempre la stessa, quella ormai collaudata che vede il nuovo Re Mida del pop Tommaso Paradiso mettere la sua penna a disposizione di melodie a tratti vintage ed allo stesso tempo ipnotiche che ti fanno venire voglia di ascoltarne sempre di più. Ovviamente di ritmo ce n’è davvero tanto, cosa che si nota spudoratamente nei paragoni cittadini e nella base martellante di “Milano Roma” o nel mantra in stile mai una gioia ripetuto sul ritornello di “Zero stare sereno“, il quale diventa un vero e proprio grido quasi disperato quando gli asteroidi e le stelle crollano nel testo de “L’ultimo giorno della terra“.

Destro, sinistro e ritmo ritmo…. ”  tra sintetizzatori e melodie accattivanti un po’ ovunque, insomma, anche se buona parte del vero show la fanno i testi in grado di creare un prodotto finale che veicola spensieratezza e positività.

Liricamente parlando al centro dell’intera produzione vi è sempre quella che potrebbe essere la quotidianità di ognuno di noi, resa cantabile, esplicitata ed a tratti sussurrata dallo stesso autore barbuto attraverso parole e frasi che chiunque potrebbe proferire ma che non tutti saprebbero vestire con abiti giusti in grado di esaltarne ancora di più la semplicità di fondo. Tommaso parla della sua “casa che è un casino” , del “cane che sta da solo“, di cacio e pere e di voler “innaffiare le piante” come se si stesse intrattenendo con un amico in un misto di frivolezza e profondità disarmanti che, mentre canticchi un motivetto, ti fanno intrinsecamente dire: “ma perché non ci ho pensato io?” 

A ciò si aggiunge il love del titolo, “la risposta più pop che esista a tutto l’odio che c’è”(ipse dixit), tratteggiato in un caleidoscopio di sfumature e concetti svariati che partendo dalla semplicità per la voglia di fare ciò che più ti piace e quella di rivedere tua madre in “Una casa al mare” si trasformano nell’amore che dà equilibrio ed allo stesso tempo manda tutto fuori controllo quando la playlist dell’album passa “Controllo” che a sua volta fa da incipit all’esplosione del sentimento più sincero e puro presente nella title track, vera chicca dell’intero progetto.

Volevo che fosse la mia” Gli angeli“, ha dichiarato in merito alla sua composizione lo stesso autore laziale che probabilmente in questo caso riesce a superare se stesso, facendo registrare il punto più intenso di tutto l’album. Se i riferimenti a Vasco sono palesi nell’arpeggio di fondo e nell’attacco iniziale, che vede la parola love quasi buttata lì nel testo, la mano di Tommaso si nota ancora una volta nella semplicità descrittiva che, tramite una serie di parole fortemente sentite e perfettamente abbinate all’andamento musicale blando e tenue, rende una semplice dichiarazione d’affetto fin troppo ammaliante e magnetica lasciando impossibilitato chi ascolta a passare oltre.

In coda, l’ overture di archi in stile lirico iniziale trova la sua degna chiusura nelle confessioni del fanalino di coda “Dr House”, messa lì per concludere un album che probabilmente farà storcere il naso a qualche purista del genere ma che allo stesso tempo darà fiato a tanti altri.

 

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