18 Dicembre 2018 - 10:22

Qualcosa di sinistra: D’Alema e la cosa del nuovo millennio

d'alema

Qualcosa di sinistra: se Massimo D’Alema è l’artefice della nuova proposta politica e partitica del futuro

Che l’area alla sinistra, o giù di lì, sia in crisi è fin troppo evidente.

Che la stessa si fosse mobilitata per peggiorare una situazione ormai allo sbando, lo si poteva intuire (memori della sinistra tafaziana degli scorsi anni).

Ma che servisse qualcosa di sinistra da uno dei personaggi più influenti, odiati – ma sempre in prima linea – e ricercati, in pochi lo presagivano.

Per i 20 anni della Fondazione Italianieuropei, Massimo D’Alema – che ha chiamato all’appello praticamente chiunque rientri nello spettro partitico che va dal PD in poi – mette in campo la sua nuova Cosa per salvare il salvabile dopo le vicende che hanno portato alla disfatta del 4 marzo 2018.

Attraverso un forte (l’ennesimo) appello all’unione, l’ex Presidente del Consiglio propone una delle peggiori soluzioni politico/elettorali degli ultimi tempi.

L’appoggio – a distanza- alla candidatura di Zingaretti e l’adunata dei tanti big caduti (Giordano e Vendola su tutti), mettono in evidenza il primo neo.

Cercando in ogni modo di influenzare il normale processo evolutivo partitico, viene mostrata la volontà di forzare la mano al fine di creare – a qualunque costo – qualcosa di più del semplice Pd, che da un lato permetta a tutti di sopravvivere (spostando l’asticella verso Qualcosa di sinistra) e dall’altro si inserisca alla perfezione in una nuova competizione tripartitica destinata a perdurare nel tempo.

A questo esplicito elemento, se ne associa un altro che potrebbe avere forti ripercussioni dal punto di vista elettorale qualora fosse portata a termine la D’Alema visione.

Il disperato tentativo di risolvere l’impasse generale attraverso l’ennesima fusione a freddo – che può essere considerato, tanto per la cronaca, il peccato originale rispettivamente per PDS, DS e PD – rischia di ridurre a poco più che un ricordo il nuovo soggetto.

Infatti, riproponendo la classica ricetta fallimentare degli anni precedenti – che è proprio quanto contestato nel voto del marzo scorso –  si eviterebbe, ancora una volta, il confronto con la base per impostare il gioco in un determinato modo e, contemporaneamente, si imbastirebbe un nuovo, medio, partito di notabili in cui intravedere qualcosa di sinistra sarebbe già un grande passo in avanti.