Tottenham, il coraggio delle idee e la forza del gruppo
Dallo stadio nuovo alla continuità tecnica, ecco come il Tottenham è arrivato a giocarsi la sua prima finale di Champions League
Il 9 Agosto 2018 chiudeva ufficialmente il calciomercato inglese. In una sessione estiva dalle spese folli (da Cristiano Ronaldo ad Alisson passando per Mahrez e Kepa), il Tottenham chiudeva con un rotondo 0 nella casella acquisti. Unica novità in rosa l’olandese Vincent Janssen, di ritorno da un prestito annuale ai turchi del Fenerbahce. Alle folli spese e ai continui stravolgimenti, il club londinese ha preferito la stabilità e questa scelta, come abbiamo visto ieri sera, ha pagato grossi dividendi.
Il calciomercato a costo 0 è frutto anche di un pesante investimento che il Tottenham ha fatto in questi ultimi anni, fuori dal rettangolo di gioco. Dopo aver abbandonato tra le lacrime il vecchio e storico White Heart Lane, gli Spurs si sono infatti trasferiti nel nuovo e moderno Tottenham Hotspur Stadium. Il nuovo impianto, sorto proprio dalle ceneri del vecchio stadio, ha una capienza di 62.062 spettatori ed è all’avanguardia per quanto riguarda fruizione della partita e intrattenimento di contorno. Subito i risultati sono stati eccezionali, con incassi da Top Club europeo e un futuro ancora più roseo.
L’appeal del club non ha mai attratto giocatori già affermati o tecnici pluridecorati. La dirigenza del Tottenham è stata però brava a coniugare il lavoro del settore giovanile con acquisti d’esperienza mirati. Le cessioni dei vari Walker e Bale a suon di milioni hanno permesso di costruire una squadra completa in ogni reparto e con giocatori utili al sistema di gioco, anche senza il fuoriclasse da 100 milioni di euro. Dalla fertile Olanda sono arrivati difensori importanti come Vertonghen ed Alderweireld e giovani da far crescere come Sanchez ed Eriksen, quest’ultimo diventato una delle colonne portanti della squadra e uomo mercato ambito da mezza Europa.
In ogni squadra è fondamentale avere uomini d’esperienza o a caccia di riscatto dopo annate deludenti. In questa ottica sono stati fondamentali Fernando Llorente e Lucas Moura. Il primo è un centravanti navigato, capace di dare un impronta più fisica alla squadra e affidabile nel momento del bisogno. Il secondo è rinato dopo le annate tristi passate sulla panchina del PSG e con la sua velocità è un’arma devastante da usare sia dall’inizio che a gara in corso.
Una squadra di calcio è come un edificio. Prima di costruire i piani superiori, devi garantire delle solide fondamenta. Il Tottenham le fondamenta le ha. E sono solidissime. Hugo Lloris, Dele Alli e Harry Kane sono la spina dorsale della squadra e, anche con i loro alti e bassi, sono la chiave dei successi degli Spurs. Lloris è un campione del mondo che garantisce sempre affidabilità nel ruolo più delicato del campo. Alli è il tipico ragazzino sfacciato che è cresciuto e ha sprazzi di calcio in cui sembra il padrone di questo gioco. Kane è il Capitano con la c maiuscola, il ragazzino che nessuno apprezzava diventato uno dei 9 più forti al mondo con il lavoro e il sudore.
E poi c’è l’architetto. L’uomo che prende tutti i pezzi, anche i più diversi tra loro, e li mette insieme per creare un qualcosa di omogeneo e funzionale. Mauricio Pochettino è diventato grande nella notte di Amsterdam grazie alla forza delle sue idee e alla grinta che solo un argentino, con sangue italiano, può avere. Un po genio un po ‘loco‘, come il suo idolo Bielsa, ma con la forza di credere in un gruppo che è caduto tante volte, ma si è sempre saputo rialzare più compatto che mai e che adesso sogna di arrivare a scalare l’Everest del calcio europeo.
Se il Tottenham dovesse vincere la Champions League, lo farebbe come tutto le volte che ha assaporato sconfitte e delusioni, tutti insieme.
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