Governo: la questione settentrionale è la nuova sfida
Sul Governo Conte bis, si accinge a soffiare un vento di astio e sfida proveniente dal Nord. Questo per la vera e propria egemonia sudista dei ministeri
La prima vera sfida del Governo Conte Bis sarà la questione settentrionale. Il nuovo esecutivo, figlio della più grottesca crisi della storia repubblicana, nasce con ispirazioni di riscossa e di garanzia ma in un quadro di asimmetria della rappresentanza. Il quadro complessivo dei ministri all’opera, infatti, pende fortemente a favore del Sud Italia. Vero che ogni ministro lavora per il Paese tutto, però chi vince o chi perde con il nuovo assetto emerge già con decisione.
L’esecutivo giallorosso si caratterizza anzi per un tratto antropologico quasi da Prima Repubblica. Ben 12, infatti, sono i ministri nati al Sud, presidente del Consiglio compreso. Abbinati ai due romani, che si possono definire più sudisti che altro, il totale arriva a 14. Solo otto ministri sono nati al Nord, mentre il centro non gode di nessuna rappresentanza. Toscana, Umbria e Marche sono state completamente cancellate. C’è spazio per quattro campani (Di Maio, Costa, Amendola e Spadafora), tre siciliani (Bonafede, Provenzano e Catalfo), due pugliesi (Boccia e Bellanova), due lucani (Speranza e Lamorgese).
I ministri romani sono Gualtieri e Fioramonti. Al Nord toccano due lombardi (Guerini e Bonetti), due emiliani (Franceschini e De Micheli), due piemontesi (Pisano e Dadone), più il veneto D’Incà e il giuliano Patuanelli.
Il rischio concreto è che al PD restino intestati i dossier incandescenti della scorsa legislatura, ovvero quelli della Manovra e quelli sulla questione migranti. Il confronto tra il Governo giallorosso e i territori dove il PIL è il primo vero partito non sarà una passeggiata.
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